Contestazioni al Ministro, le associazioni: “Il Comitato per la Palestina minacciato di denuncia. L’ateneo intervenga”

La “minaccia di denuncia” al Comitato Palestina Siena, per la contestazione al ministro Bernini durante la sua recente visita all’Università di Siena, è l’episodio da cui parte la presa di posizione di oltre venti associazioni e realtà civiche e sindacali, tra cui la Cgil.

“In questo clima di crescente repressione e criminalizzazione del dissenso, arriva la minaccia di denuncia nei confronti del Comitato Palestina Siena, di cui fanno parte tra gli altri anche tante studentesse e studenti dell’Ateneo, che ha contestato pacificamente la ministra Bernini durante la sua recente visita, del tutto inopportuna a due giorni dal voto, all’Università degli Studi di Siena — si legge nella nota — per intestarsi il merito, in piena campagna elettorale, dell’arrivo degli studenti palestinesi, arrivo che è invece il risultato della pressione costante delle mobilitazioni studentesche e del lavoro incessante degli uffici e dei dipartimenti dell’Ateneo, e non certo dell’inerzia del Governo”.

Le associazioni chiedono all’Ateneo di assumere con chiarezza il proprio ruolo istituzionale: “Ci aspettiamo che l’Università sappia dimostrare quali sono il suo ruolo e il suo mandato: favorire la dialettica politica, lo spirito critico, la pacifica circolazione delle idee, comprese quelle che non piacciono al Governo”.

La presa di posizione inserisce l’episodio in un contesto più ampio di “crescente repressione e criminalizzazione del dissenso”. Secondo i firmatari, in Italia si sta affermando “una sempre più insidiosa minaccia alle libertà costituzionali”. Il diritto di manifestare il proprio pensiero, ricordano, è tutelato dalla Costituzione italiana “col solo limite della lesione manifesta della dignità. Non spetta allo Stato definire se le opinioni espresse siano ‘giuste’ o ‘sbagliate’. Il diritto al dissenso e alla protesta è un elemento fondante di una democrazia solida”.

Le associazioni criticano inoltre alcune proposte di legge a firma Gasparri e di senatori della Lega, “che per combattere l’antisemitismo lo equiparano all’antisemitismo”. Una scelta, sostengono, “che appartiene al campo della critica politica e nulla ha a che fare con l’intolleranza o l’istigazione all’odio”.

Nel testo vengono ricordate anche le misure adottate dal Governo Meloni — come il “decreto rave” e il “decreto sicurezza” — che, secondo i firmatari, “hanno smontato pezzo dopo pezzo il diritto di protestare e di esprimere il dissenso”. Un contesto in cui “manifestare è diventato pericoloso e sempre più spesso la forza è usata in modo eccessivo e ingiustificato”, con il rischio di criminalizzare piazze pacifiche “con milioni di persone invece di ascoltarne la voce”.