Fino a quest’anno la filosofia del film di fantascienza del 2004 Butterfly Effect per cui “il minimo battito di ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”, avrebbe potuto far sorridere chiunque di voi. Oggi invece siamo spettatori impotenti di come un nemico infinitesimamente piccolo, sia in grado di far crollare i mercati di tutto il mondo. Ogni settore della nostra economia mondiale ne è influenzato e dunque anche il settore del vino, uno dei punti di forza dell’economia italiana.
Con tutte le misure prese a fronteggiare il dilagare dell’epidemia infatti, le attività di bar ristorazione ed hotellerie sono chiuse. Fermo il turismo, fermi gli eventi, ferme le fiere (ad una ad una abbiamo visto spostare e poi cancellare le date degli appuntamenti annuali, l’ultimo è intervenuto con la cancellazione del Vinitaly). Con questa situazione è inevitabile che le aziende subiscano un drastico calo nelle vendite dirette (intese come le vendite presso l’azienda vinicola da eventuali turisti o clienti abituali) e nel canale HoReCa (Hotel, Ristoranti, Catering) fintanto che durerà questo stop. Secondo il presidente di Avito Francesco Mazzei “l’attività di vendita è sempre più penalizzata dall’andamento di alcuni canali tra questi l’Horeca. Per il momento il problema è concentrato in Italia ma si può facilmente prevedere che l’onda lunga arrivi poi sia in Europa, sia in altri continenti dove si stanno prendendo misure analoghe a quelle italiane.”
Dello stesso parere è anche il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi “I mercati sono bloccati quindi le vendite sono ferme, ma noi non possiamo bloccare la produzione perché fermare le nostre aziende significherebbe abbandonare i campi. Il mercato interno è fermo da settimane, adesso si stanno chiudendo anche gli sbocchi commerciali in Europa, Stati Uniti e Sud America. La Cina, in lenta ripresa, è un mercato nuovo che non potrà in nessun modo compensare il fermo dei nostri riferimenti storici”.
Il Consorzio Vino Chianti inoltre ritiene insoddisfacenti le misure prese dal “Decreto Cura Italia” “in termini di stanziamento dei fondi assegnati per gli interventi a favore delle imprese, in termini di provvedimenti in campo tributario-fiscale, in materia previdenziale e di lavoro e previdenza sociale né tantomeno nel campo del credito” come ha commentato Marco Bani direttore del Consorzio.
Stefania Tacconi
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