Una vicenda particolare è successa proprio all’interno dell’azienda ospedaliero-universitaria senese. Il tutto nasce nel tardo pomeriggio del 9 settembre scorso, quando, un paziente Covid positivo in sorveglianza attiva presso un albergo sanitario ha iniziato ad accusare lievi sintomi, tanto da dover richiedere l’assistenza dei sanitari del 118. Una volta giunti i soccorsi, hanno immediatamente provveduto a trasportare l’uomo al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena. Gli operatori sanitari si sono fin da subito presi cura del paziente, ovviamente attivando il percorso messo in atto per i casi Covid-19. Da qui, nasce la vicenda dell’uomo, raccontata dalla redazione di Arezzo Notizie. L’uomo ha riferito di essere stato ‘dimenticato’ all’interno percorso sanitario. Una volta sincerato il suo stato di salute e dopo aver passato la notte in osservazione nella stanza dedicata ai pazienti infetti – a quanto riferisce lo sventurato – ha dovuto attendere il servizio di trasporto fino alla sera del giorno successivo al suo ricovero, solo, chiuso in una stanza, senza vedere nessun operatore sanitario.
Immediata la risposta dell’azienda ospedaliero-universitaria senese, che ha riferito di non essersi mai dimenticata del paziente, bensì è stato monitorato continuamente dai professionisti, tramite l’apposito sistema di video-sorveglianza. Inoltre, la stanza non è mai stata chiusa e l’uomo avrebbe disposto di tutti i servizi dell’ospedale. La mattina seguente al ricovero, l’azienda ha subito provveduto a reperire il servizio di trasporto (118 n.d.r), i quali, hanno riferito che sarebbero arrivati entro le 9.30. Così non è stato, nonostante i ripetuti solleciti da parte dell’ospedale senese l’ambulanza per il trasporto è giunta solo la sera verso le 20.
di seguito la lettera inviata dall’Aou senese:
“Siamo dispiaciuti per il disagio del paziente che è dovuto rimanere nell’area dedicata al Covid per lungo tempo – spiega Valtere Giovannini, direttore generale ospedale senese – Si tratta di una stanza del percorso dedicato a pazienti potenzialmente infettivi, non chiusa a chiave e con 3 accessi, dotata di videosorveglianza continua e di un bagno. Una prima valutazione dei medici del pronto soccorso si era conclusa in poche ore e mi è stato riferito che si è preferito monitorizzarne le condizioni anche la notte, tempo di osservazione necessario per escludere una eventuale evoluzione della malattia e per escludere la sussistenza di elementi per il ricovero ospedaliero, visto che il paziente riferiva a domicilio solo contatti telefonici con altri sanitari. Alle 9.30 del 10 settembre, dopo un’ulteriore rivalutazione, il paziente aveva concluso il suo iter ed era pronto per la dimissione. Mi riferiscono almeno 3 contatti telefonici con la centrale del 118 per sollecitare il trasporto, servizio che non dipende dall’aou senese. Quando il ritardo è diventato certo e notevole sono stati offerti i generi di conforto in quel momento possibili. Ci duole – prosegue Giovannini – non aver dato maggior conforto al paziente ma attendevamo come imminente il trasporto fin dalla mattina, tanto che le dimissioni sono state consegnate alle 9.30 circa. Il racconto di questo giovane paziente ci stimola a dare ancora maggiore importanza ed attenzione al comfort, non solo ambientale, dell’assistito pur in fase di dimissione, quindi dopo aver fatto interamente il proprio dovere sanitario. Invito tutti gli operatori sanitari, della azienda ospedaliera senese e non, ad un’attenta lettura perché, proprio in una stagione che presenterà altre situazioni simili, si propongano possibilità di ascolto e di risposta ai cittadini positivi al sars-cov2 sia in ambito domiciliare che di Albergo sanitario, ove naturalmente possibile, diverse da quelle narrate.”