Covid, Montomoli: “Produrre vaccini in Italia? Meglio specializzarsi in una parte della filiera”

“Mettere a punto in Italia la filiera produttiva di un vaccino per una malattia virale come il covid dall’inizio alla fine è lungo e dispendioso”.  Emanuele Montomoli, cso di VisMederi e docente dell’università di Siena, commenta le voci rimbalzate su quotidiani e media sulla possibile “autarchia produttiva” italiana di sieri anti-covid. E aggiunge: “specializzarsi in alcune fasi della produzione è un investimento intelligente”.

Montomoli riporta anche un esempio: “Perché non acquistare un bulk? Ci può essere utile per fare l’infialamento in Italia. Concentrarci in una singola fase della produzione è una buona strategia. Investire tanti soldi per una filiera dalla a alla z per un vaccino virale comporta tempi lunghi”, Montomoli chiarisce: “Non dico di non farlo, averla in casa sarebbe vincente considerando che con il Sars-cov2 ci dovremo convivere a lungo. Sono certo comunque che nel breve periodo lo scenario dei vaccini si arricchirà di nuovi sieri licenziati da case farmaceutiche” per cui “quando ne avremo a disposizione una decina la situazione sarà diversa rispetto ad ora che ne abbiamo solo due”.

Il professore dell’ateneo senese ha toccato tanti punti durante la sua riflessione come la scoperta a Brescia della variante nigeriana: “il coronavirus tende a mutare ed è instabile. Le mutazioni sono e saranno tantissime, ma non dobbiamo preoccuparci. I vaccini, dagli studi preliminari dimostrano ottima percentuale di protezione sulla variante inglese. Ciò che accade non è nulla diverso dal virus dell’influenza”.

E sempre sui vaccini: “Può accadere che avvengano dei decessi. I vaccini sono un’arma di prevenzione così come il casco per i motociclisti. Il casco non salva sempre, ci sta che qualcuno possa farsi male. Lo stesso è possibile con i vaccini: ci proteggono, ma nella massa della popolazione qualcuno può ammalarsi lo stesso”.