Covid, per gli immunosoppressi risposte ridotte dal vaccino: studio di ospedale e università

Nei pazienti in terapia immunosoppressiva, la risposta immunitaria ai vaccini covid è risultata molto bassa e suggerisce la necessità di strategie diverse.

Questo emerge da uno studio condotto da Università e policlinico Le Scotte, pubblicato sulla rivista internazionale eBioMedicine. “Nei pazienti in emodialisi o sottoposti a trapianto di organi solidi, è necessaria una somministrazione ripetuta di dosi booster”, ha spiegato la professoressa Annalisa Ciabattini, coordinatrice delle analisi immunologiche dello studio.

La ricerca, dal nome PatoVac Cov, ha coinvolto 585 soggetti fragili con patologie croniche o immunodepresse, tra cui pazienti con infezione da HIV, insufficienza renale in dialisi e soggetti che hanno ricevuto trapianti di organi o di cellule staminali.

La risposa al vaccino varia tra i partecipanti: alcuni gruppi, come quelli con HIV in terapia antiretrovirale stabile, hanno sviluppato anticorpi simili a quelli dei soggetti sani già dopo una sola dose booster; altri – in particolare i pazienti immunosoppressi – hanno evidenziato una risposta insufficiente. Per tutti i pazienti analizzati l’utilizzo di vaccini aggiornati alla variante Omicron si è rivelato fondamentale per stimolare il sistema immunitario e contrastare le nuove varianti in circolazione.

“Oltre alla produzione e alla persistenza a lungo termine degli anticorpi contro la proteina spike di Sars-CoV-2 e al loro effetto neutralizzante sul virus, abbiamo valutato la risposta post-vaccinale a lungo termine delle cellule B di memoria, che si riattiveranno in caso di successivo incontro con il virus – spiega Annalisa Ciabattini -. I soggetti con HIV in terapia antiretrovirale e con conta di linfociti T CD4 ricostituita, così come coloro che hanno ricevuto un trapianto di cellule staminali da oltre sei anni, hanno sviluppato risposte simili a quelle degli individui immunocompetenti in seguito alla dose booster”

La professoressa Donata Medaglini, responsabile della ricerca, sottolinea l’importanza di sviluppare strategie vaccinali mirate per i pazienti fragili: “Il nostro studio, frutto di una stretta collaborazione tra diversi centri dell’Università di Siena e dell’AOU Senese, evidenzia aspetti cruciali per l’ottimizzazione dei protocolli vaccinali nei soggetti fragili con diverse patologie. Tra questi aspetti, emergono la variabilità della risposta immunitaria, l’efficacia delle dosi booster, il ruolo dei vaccini aggiornati e la necessità di considerare specificamente i soggetti con risposte immunitarie ridotte”.

La professoressa Montagnani evidenzia l’importanza della multidisciplinarietà nella gestione e nella conduzione dello studio ed aggiunge: “I risultati ottenuti forniscono le basi imprescindibili per migliorare la cura clinica nei soggetti fragili, con l’obiettivo di ridurre al massimo il rischio infettivo prevenibile con adeguata profilassi vaccinale. Un pensiero di particolare ringraziamento è da rivolgere a tutti i volontari che hanno accettato di partecipare a questo studio, permettendo la crescita della ricerca clinica”.

Grazie a questa ricerca, sarà possibile affinare le strategie vaccinali per offrire una protezione più efficace alle persone più vulnerabili, contribuendo alla lotta contro il covid e le sue varianti.