Domenica 27 dicembre, saranno 50, come aveva annunciato il presidente della Regione Eugenio Giani, le dosi di vaccino anti-covid in arrivo a Siena che verranno somministrate a diverse figure professionali dell’ospedale Le Scotte e dell’Asl sud est. La stima l’ha fatta il policlinico in vista del vaccine day – Le Scotte è uno dei 12 presidi di distribuzione nella Regione-.
Intanto, sempre rimanendo nel tema della lotta al covid, la Regione rende noto che la giunta ha approvato i progetti Scuole sicure e Territori sicuri per la nuova campagna di monitoraggio e screening, tramite test antigenici rapidi gratuiti, su proposta dell’assessore alla sanità Simone Bezzini. “Obiettivo: fare più tamponi, giocare d’anticipo, scovare il virus dove si nasconde – si legge in un comunicato-. La delibera include tre programmi specifici: il primo rivolto alla popolazione scolastica, il secondo ai Comuni con maggior diffusione del virus e il terzo ad alcune delle categorie più esposte al rischio di contagio, per offrire loro la possibilità di effettuare tamponi gratuitamente. Una campagna diffusa e articolata, che partirà nel mese di gennaio e si svilupperà almeno nel corso della prima metà dell’anno nuovo”.
Soddisfatti l’assessore Bezzini e il presidente Giani. “L’obiettivo è aumentare la nostra capacità di testing per spezzare sul nascere le catene del contagio e anticipare il virus – spiegano- perché chi cerca trova, e chi trova agisce preventivamente. Puntiamo a fare più tamponi possibili per intercettare i casi positivi, in particolare quelli asintomatici, tramite queste campagne di screening, a partire da scuole e comuni dove è maggiore la circolazione del virus, e da chi è più a rischio ed esposto alla possibilità di contagio. Un lavoro che ora può contare sulla certezza del successivo tracciamento”.
Scuole sicure si pone l’obiettivo di “di applicare una strategia innovativa di allerta precoce “early-warning”- continuano dalla Regione-, finalizzata all’individuazione di casi e focolai Covid-19 in età scolare (14-19 anni) in 150 istituti toscani superiori, applicando l’utilizzo dei test rapidi antigenici e la metodica del “pool test”, attraverso la replicazione periodica di test (ogni 7 giorni dalla data di rivelazione) in un campione di studenti delle Superiori. Sono previste anche postazioni di testing tra le fermate dei trasporti pubblici e le scuole”.
Per Territori sicuri invece viene applicata “la strategia di allerta precoce “early-warning” finalizzata all’individuazione di casi e focolai Covid-19 in popolazione generale applicando l’utilizzo dei test rapidi antigenici nei comuni più a rischio – si legge ancora-. La proposta si muove su due assunti: il primo è organizzare un sistema di offerta attiva di test antigenici rapidi nei comuni toscani attraverso la collaborazione del sistema delle municipalità toscane e delle associazioni di volontariato e del sistema delle pubbliche assistenze già sperimentato durante la campagna estiva di “Movida Sicura”; il secondo è elaborare un sistema di selezione dei Comuni basato sulla locazione geografica di questi e sui tassi di infezione standardizzati per 100mila abitanti osservati nei comuni toscani durante l’ultima settimana sommati alla velocità di progressione della epidemia rispetto alla settimana precedente”.
Infine gli screening. “L’ atto di Giunta prevede che saranno le Asl toscane (Centro, Nord Ovest e Sud Est) a fornire i test antigenici rapidi a imprese, enti e istituzioni, nelle quali medici competenti o altri professionisti autorizzati provvederanno a effettuarli, registrando obbligatoriamente il risultato del test nell’app regionale appositamente istituita- proseguono dalla Regione-. Tra i destinatari il personale e ospiti/utenti, qualora non ricompresi in altre campagne di screening a carico del Ssr, nella sanità o nei servizi socio sanitari o sociali (residenziali e domiciliari, comprese le strutture per minori), le residenze sanitarie disabili (anche strutture tipo “Dopo di Noi” e case appartamento), i servizi per le dipendenze e per la salute mentale, i centri accoglienza profughi e case rifugio, gli assistenti sociali, l’assistenza domiciliare, il volontariato operante nella sanità o nei servizi sociosanitari, socioeducativi o sociali, le carceri. Oltre a queste, badanti, vigili del fuoco, vigili urbani e polizia provinciale, forze dell’ordine, uffici giudiziari, trasporto pubblico locale (incluso servizio di scuolabus) e operatori gestori servizi rifiuti”, concludono.