Siena, è domenica pomeriggio e il centro è vuoto, privato dei suoi cittadini. Sono le prime ore della nuova vita della città in zona rossa secondo il Dpcm del 3 novembre, momenti che ricordano quelli già vissuti a marzo. Dentro le mura non c’è nessuno e regna un silenzio assordante. Da oggi, lo ricordiamo, sono vietati gli spostamenti anche all’interno del Comune, ad ogni orario, “salvo che per motivi di lavoro, necessità e salute, sono di conseguenza vietati gli spostamenti da una Regione all’altra e da un Comune all’altro”. (qui il link con tutte le misure che sono entrate in vigore)
Intanto è tornato a parlare l’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini che al festival della Salute ha detto di “trascorrere i prossimi quindici giorni impegnati a raffreddare il virus e riportare il tasso di contagio a livelli accettabili. Ma indipendentemente dal colore della Toscana, sarà comunque un percorso che durerà sei-sette mesi in attesa che gli anticorpi monoclonali prima, e i vaccini poi, dichiarino chiusa l’emergenza del covid-19”. Bezzini si è detto perplesso sulla zona rossa “il meccanismo rischia di portarci a scelte a scoppio ritardato che non facilitano la vita degli operatori economici e disorientano i cittadini. Comunque, ora, bisogna raffreddare il virus”.
Ospite del festival anche Roberto Monaco, presidente dell’ordine dei medici di Siena, che ha ribadito la linea della federazione nazionale. Serve, per Monaco, il lockdown nazionale che “permetterebbe al sistema sanitario di organizzarsi ancora meglio perché, mentre noi parliamo, il virus non aspetta. Comprendo le resistenze che arrivano da più parti ma il sistema sanitario non può andare in sofferenza e non dobbiamo mettere i medici di fronte a scelte difficili con i pazienti più gravi”.
“Dall’inizio della seconda ondata ogni giorno ci sono almeno 100 posti letto che vengono riempiti da pazienti Covid e questo ha portato al superamento piuttosto generalizzato della soglia del 40% – ha spiegato Monaco -. Questo incremento crea difficoltà perché i posti letto delle terapie intensive non servono solo per i pazienti Covid: servono anche a chi ha avuto un incidente stradale o a chi è stato operato”. Inoltre c’è nuovamente il rischio di un ulteriore blocco di esami e terapie, come accaduto durante il lockdown della scorsa primavera: “Se non riusciamo a contenere il virus la situazione sarà la stessa, con oltre un milione di visite di controllo e interventi chirurgici saltati. Il sistema sanitario ha il dovere di contenere il Covid-19 per permettere anche agli altri pazienti di tornare ad usufruire di tutti i servizi sanitari, senza alcun ritardo e senza alcun timore”.