“La parte più bella del nostro lavoro? Mettere nuovamente in comunicazione il paziente con i familiari. Immaginate quanto è bello fare parlare qualcuno che non sente da giorni. Sono momenti che toccano la nostra umanità e la lacrima scende facile“. E’molto emozionato il professor Federico Franchi, anestesista e responsabile dell’area covid19 dell’Aou senese quando parla del rapporto che è maturato tra i professionisti dell’ospedale e i pazienti contagiati.” Mi occupo di chi è ricoverato nella zona ad alta intensità di cura: sono malati intubati che non hanno rapporti con l’esterno. Le uniche persone con cui possono parlare al momento del risveglio siamo noi che operiamo all’interno della bolla” .
“Tutte le storie che abbiamo vissuto sono diverse e particolari: ogni volta che qualcuno si risveglia, che qualcuno lascia il nostro reparto per uno di minore intensità o che torna a casa per noi è una vittoria . Adesso stiamo per dimettere un paziente che ha avuto un decorso molto impegnativo e questa è una bella storia che ci dà serenità“, racconta Franchi che dice anche che purtroppo “ci sono stati casi di decesso. Il convivere con queste brutte notizie delle volte ci abbatte spiritualmente. Capiamo la tristezza dei familiari della vittima: vivere la morte di un proprio caro non è per niente facile, viverla senza poter avere prima alcun contatto è ancora più difficile”
La giornata tipo all’interno dell’area covid delle Scotte è senza tempo “è un ambiente strano, un reparto normale dove però il personale è tutto incappucciato e protetto: siamo tutti ovattati con cuffie, cuffiette e cappucci- ci racconta-.. Si vedono solo i nostri occhi”. Il carico emotivo quotidiano è pesante anche se medici, infermieri ed operatori sanitari resistono duramente e non cedono a crolli psicologici: siamo in tanti lì dentro, cerchiamo di tenere duro e di fare squadra ed andare avanti insieme”. L’azienda ha saputo affidarsi a molte figure diverse:” infettivologi, pneumologi, anestesisti. Sono stati costruiti dei team multidisciplinari che studiano la malattia paziente per paziente”.
Al momento alle Scotte, nelle aree dove lavora il professor Franchi, ci sono una trentina di ricoverati di cui cinque in quella nella terapia intensiva” ma i dati riportati adesso potrebbero essere diversi tra un’ora-afferma-“. I numeri sono stabili e le cose stanno andando bene rispetto ad altre realtà, di questo Franchi è convinto anche se comunque chiede ai cittadini di fare lo stesso massima attenzione, “non è ancora il momento di adagiarsi. Capisco le impressioni dei cittadini sulle misure restrittive, se non fossi un dottore sarei stato scettico sulla gravità della malattia anche io- rivela-“. L’ospedale invece, per l’anestesista ha avuto molte intuizioni lungimiranti che finora sono state decisive. “Dal triage all’organizzazione interna con la creazione di bolle divise secondo più aree di gravità fino all’assunzione di nuovo personale”.
Di seguito l’intervista completa