Il dubbio tiene con il fiato sospeso i due versanti, senese e grossetano, dell’Amiata: concia e pelletteria non vengono menzionate tra i settori della moda, per cui saranno attivate otto settimane di cassa integrazione in deroga nel 2024, nel comunicato del Ministero del Lavoro.
L’attesa si fa sentire e per avere maggiore chiarezza bisognerà aspettare che l’Esecutivo licenzi il provvedimento che aveva ottenuto il via libera nel consiglio dei ministri dello scorso 21 ottobre.
Il decreto mette in campo misure per fronteggiare le criticità occupazionali che sono destinate “ad imprese anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell’abbigliamento e calzaturiero”, come recita la nota.
Ma ancora non sono note nel dettaglio le aree che riceveranno questi benefici, salvo quelle che sono state nominate dal Ministero.
Ad interrogarsi sulla presenza di concia e pelletteria anche il presidente della Regione Eugenio Giani e l’assessore Alessandra Nardini. “Auspichiamo che siano incluse anche se non espressamente menzionate”, è stata la loro richiesta, contenuta in una lettera.
Se i due settori non fossero presenti allora la notizia farebbe piovere ulteriormente sul bagnato per quella che è una situazione decisamente problematica. Sul Monte Amiata sono attualmente 565 i lavoratori in cassa integrazione su poco meno di 2mila dipendenti che operano direttamente e nell’indotto.
Tra Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore “sono presenti due aziende che afferiscono a Gucci – Garpe e Gt – con 280 e 40 dipendenti. Poi Prada che conta 150 lavoratori. Borgo, partecipata da Fendi, Garland e The Cut che lavorano per Celine, con oltre 100 persone. Di più di 1700 dipendenti – provenienti anche da comuni contermini – è costituito l’indotto, composto da aziende medio, grandi e piccoli”, ha spiegato Luisella Brivio, segretario Filctem Cgil Siena.
La sigla ha di recente fatto il punto sulla situazione vissuta nella zona in un incontro dal nome “Sulla pelle dei lavoratori”. “Ci troviamo davanti a una crisi congiunturale – ha detto Luisella Brivio- che sul piano strategico reclama la creazione di un distretto industriale che sappia aggregare e rilanciare le attività, promovendo anche la nascita di imprese complementari a quelle di pelletteria. Cosa che permetterebbe di incentivare sul mercato la nascita di prodotti originali in grado d’integrarsi col tessile di qualità”.
MC