“Ci sono sempre i tempi supplementari”. A fischiare i trenta minuti extra e a far baluginare la possibilità che il governo non avesse terminato la sua corsa ci aveva pensato oggi un arbitro che è anche un po’ giocatore, il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti. Mentre ancora il Senato doveva cominciare il voto di fiducia sul dl aiuti, l’esponente della Lega aveva parlato con Matteo Salvini e ai giornalisti aveva lasciato intendere che no, tutto non era già perduto. Poi il voto, con la conferma della linea del M5s.
A quel punto Mario Draghi è salito al Quirinale per un colloquio con Sergio Mattarella. Un’ora scarsa di faccia a faccia, durante la quale ai timori del premier di finire logorato, il Capo dello Stato avrebbe mostrato comprensione per la fatica del premier alle prese con una maggioranza complicata, ma avrebbe anche fanno notare che la fiducia numericamente c’è ancora, che nelle dichiarazioni in aula, e anche fuori, i partiti hanno garantito il loro sostegno, e forse anche qualche considerazione sulla situazione generale. Lo spread oggi è schizzato di nuovo alle stelle, la borsa è calata, oltre a una cornice nota che passa dalla guerra in Ucraina alla ripresa dell’epidemia da covid. Tutte valutazioni peraltro condivise dal premier.
Mattarella avrebbe dimostrato la sua comprensione per le difficoltà che la maggioranza crea sul percorso dei provvedimenti, e i due hanno dunque ipotizzato una road map proprio per far assumere ai partiti le loro responsabilità e cercare di evitare una crisi che aveva già fatto il giro del mondo sui media internazionali.