Siena

“Da agricoltura e allevamento le soluzioni contro i cambiamenti climatici”: Coldiretti Siena plaude alle intese di Cop28

Agricoltori, allevatori e pescatori sono i primi ecologisti, è stato detto e la Presidenza della COP28 ha annunciato la firma da parte di oltre 130 leader mondiali di una storica dichiarazione sull’agricoltura, l’alimentazione e l’azione per il clima: riduzione delle emissioni globali e la protezione degli agricoltori che vivono in prima linea il cambiamento climatico. Tutto questo all’indomani della discussa uscita del sultano Al Jaber al Cop 28 di Dubai, in cui il gigante emiro ha espresso la necessità di non abbandonare i combustibili fossili.
A dare una lettura diversa però, è il direttore di Coldiretti Siena, Simone Solfanelli, che ha evidenziato come i cambiamenti climatici abbiano influenzato negativamente il lavoro di allevatori e agricoltori.

“Chi vive di agricoltura ha risentito maggiormente dei cambiamenti climatici – commenta Simone Solfanelli -. Non è un caso che quest’anno le produzioni siano ridotte, se pensiamo anche solo all’olio o al vino. Anche nel miele, le produzioni sono state dimezzate. Il nostro scopo è quello di cercare di convivere con i cambiamenti climatici, azzerando gli sprechi ed anche utilizzando la tecnologia. Dunque, è vero che l’agricoltura risente del riscaldamento globale, ma è anche vero che dal mondo agricolo possono venire fuori le migliori soluzioni”.

Dunque, le soluzioni, possono e devono essere trovate, vista anche l’importanza che ha il settore agricolo in Toscana ed in particolar modo nel senese.
Come riportato da Coldiretti, infatti, l’agricoltura risulta essere il maggior datore di lavoro per la provincia di Siena.

“A Siena ci sono 5mila imprese agricole – spiega Solfanelli –, che portano la provincia ad essere al primo posto in Toscana per i programmi di agricoltura biologica. Oltre a combattere questi fenomeni, è importante anche adattarsi al cambiamento delle tempistiche di lavoro. Per esempio, vent’anni fa, si faceva la vendemmia ad ottobre, mentre oggi il clima ci costringe ad anticipare i tempi e a fare la vendemmia a settembre. Quindi, dobbiamo imparare a convivere con questa rivoluzione e lavorare per trovare soluzioni”.

Pietro Federici

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