Trentuno detenuti studiano all’Università di Siena
Trentuno detenuti, la maggior parte del carcere di San Gimignano, sono iscritti all’Università di Siena grazie a una collaborazione partita qualche anno fa, e recentemente rinnovata e consolidata con il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Toscana e l’Umbria, con il sostegno della Regione Toscana. Nei giorni scorsi, un laureato in Economia e commercio e due in Scienze politiche hanno conseguito il titolo di dottore. A partire dall’accordo, che mira a offrire opportunità di formazione come parte importante della riabilitazione sociale e personale dei detenuti durante il percorso di recupero, l’Università di Siena ha costituito un team di lavoro, guidato dal professor Fabio Mugnaini come delegato del Rettore, che vede il supporto dell’ufficio Orientamento e tutorato e l’impegno costante di cinque studenti tutor selezionati appositamente, oltre all’affiancamento di una commissione composta dai docenti delegati dei dipartimenti ai quali risultano iscritti gli studenti detenuti.
Data la condizione degli studenti, non essendo possibile la frequenza delle lezioni, è fondamentale il ruolo degli studenti tutor, che hanno la possibilità di entrare in carcere per dialogare con gli studenti detenuti per spiegare passo passo il percorso di studio, aiutare a superare qualche difficoltà nell’apprendimento, individuare e reperire testi per la preparazione, fare da tramite con i docenti e dare assistenza in tutte le pratiche necessarie per seguire un corso di laurea, cooperando in questo con gli educatori della struttura carceraria. Gli esami vengono sostenuti oralmente presso il carcere o per iscritto. In quest’ultimo caso ancora una volta è fondamentale la collaborazione dei tutor, che si occupano di fare pervenire la prova d’esame allo studente e successivamente gli elaborati ai docenti, per la valutazione. “Per tutti – racconta il professor Mugnaini – l’incontro tra università e carcere, è foriero di grande arricchimento umano, di condivisione di riflessioni profonde sul senso morale, sui legami tra responsabilità individuale e mondo sociale, sull’irriducibile diritto alla speranza ed al riscatto ed è soprattutto per gli studenti tutor, una irripetibile opportunità formativa. Una commissione di laurea ha varcato in questi giorni il cancello del carcere, per procedere all’esame di laurea: presentazione, discussione, proclamazione e poi un rinfresco, preparato con sapienza ed affetto dagli altri studenti detenuti. La laurea diviene un rito che celebra un traguardo personale, che remunera l’impegno di entrambe le parti, studente e docenti e che è un segnale concreto di quanto le istituzioni pubbliche possano cooperare per dare concretezza al principio rieducativo sui cui si regge la detenzione”.