Da Trombicche. La tradizione in chiave pop

Le storiche attività del centro, pur gremite tutto l’anno, diventano sotto Palio punti di riferimento irrinunciabili per vivere la Festa. In questa rubrica, scopriamo storie ed eccezionalità di ognuno.

Sono trascorsi sei anni da quando Rodolfo, Lapo e Michele, stanchi di essere dipendenti, prendono in mano la storica osteria in Via delle Terme Da Trombicche.

All’inizio, era una sola sala in cui venivano serviti piatti freddi, taglieri ma soprattutto vino. Il classico vinaio. Due anni dopo il locale si amplia e dalla magnifica cucina a vista iniziano ad uscire piatti della tradizione, ma un po’ differenti dal solito. “Cerchiamo di proporre una cucina giovane ma tradizionale, ovvero una tradizione abbinata a una cultura tradizionale moderna”, mi spiega Rodolfo. “Riprendiamo prodotti della tradizione ma li revisioniamo in chiave moderna. Il lampredotto, ad esempio, lo facciamo in un panino al carbone vegetale con una salsa piccante sifonata e un friggitello cotto alla brace. Mi piacerebbe definirlo un piatto pop”.

La spinta verso la contemporaneità culinaria si coniuga con la saldezza della tradizione. Il 13 mattina, come di consuetudine, viene servita la colazione a base di fritto e trippa. “Menu fisso a quindici euro, uno può mangiare trippa, fritto e vino a volontà. Vengono da tutte le contrade a fare colazione, è un ritrovo della città”. Durante i giorni del Palio, l’orario di Trombicche si allunga, proponendo taglieri e vino anche nel pomeriggio.

Il rapporto, sia fra i tre giovani che verso il cliente, è amichevole e colloquiale. È importante mantenere un’anima da osteria, che si riassume per loro in tre parole: convivialità, amicizia e leggerezza. Per scelta, non viene servito il caffè. Spesso i clienti ci rimangono male, ma loro hanno la risposta pronta: “qui solo caffè agricolo: vino e derivati”.

Un’altra antica usanza, è il gottino di vino. “Lo facciamo a 50 centesimi, un prezzo popolare. Perché il vino, non si nega a nessuno”.

Giada Finucci

marco crimi

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