Dal giavellotto al mestolo, così è cambiata la vita di Leonardo Fiorenzani, chef gourmet de “La sosta del Cavaliere”

“Io non posso accettare di perdere, voglio sempre vincere”. Queste le parole di Leonardo Fiorenzani, parole che riassumono tutta la sua filosofia, figlia di una storia personale tutt’altro che banale e che lo ha portato a diventare oggi lo chef, nonché titolare, de “La Sosta del Cavaliere Restaurant Gourmet”. Fin da ragazzo Leonardo era concentrato sulla sua carriera di atleta, ma un brutto infortunio al braccio ne ha compromesso le chance di sfondare come giavellottista. A quel punto il giovane senese ha dovuto ripiegare su un lavoro di ufficio, ma dopo poco tempo si è accorto di quanto la scrivania fosse opprimente e che il futuro in questa veste era per lui fosco. Da qui la decisione di appendere la grisaglia al muro e la scelta di indossare la mise dello chef; così, nel 2013, a soli 28 anni, Leonardo Fiorenzani decide di rilevare ed avviare un’osteria nell’antico borgo di Torri, nel comune di Sovicille, per intraprendere un percorso di crescita personale che lo ha portato oggi a gestire il suo ristorante gourmet.

“Credo che la voglia di primeggiare me l’abbia data lo sport, ed è stata una dei fattori più determinanti nella mia carriera – racconta Leonardo Fiorenzani -. È nata così la mia professione di cuoco, dapprima approcciandomi alla cucina in modo tradizionale per poi evolvermi fino alla cucina gourmet che si può assaggiare oggi alla Sosta del Cavaliere. La nostra metamorfosi si è completata definitivamente soltanto a cavallo della pandemia, un periodo storico che ci ha un po’ penalizzato ma dopotutto non potevamo prevedere il coronavirus”. “Al mio fianco – aggiunge – c’è sempre stata la mia compagna, Michela Bigio, che di professione fa la sommelier e che ancora oggi guida i nostri clienti nella scoperta dei piatti anche attraverso la scelta del giusto vino da accompagnare alle portate”.

“Tutta la nostra cucina – spiega lo chef – è a chilometro pressoché zero. Tutte le carni provengono da allevamenti locali, anche quelle che all’apparenza sembrano più esotiche, come la carne di cervo, provengono in realtà da piccoli produttori locali nell’arco di cinquanta chilometri. Le verdure, invece, provengono direttamente dal nostro orto dove curiamo anche le erbe che usiamo per cucinare. Anche pane e pasta sono frutto del nostro lavoro”.

Una scelta, quella di rimanere a Siena, che è quanto mai coraggiosa per due ragazzi così giovani: “In passato abbiamo ricevuto offerte per trasferirci a Londra, in Costa Azzurra e in altri luoghi in giro per il mondo – racconta Michela Bigio -, ma noi siamo senesi e non ce la siamo sentita di abbandonare casa nostra. Io sono tartuchina, mentre Leonardo è dell’Oca, conosciamo Siena e la sua anima e ne apprezziamo l’essenza. In più, la novità più grande nelle nostre vite è la piccola Giorgia, arrivata in questo mondo pochi mesi fa e che oggi catalizza le nostre attenzioni e che inevitabilmente ha fatto rinsaldare ulteriormente le nostre radici qui”. “Al momento siamo conosciuti tra gli appassionati della cucina – spiega la coppia – ma ci piacerebbe che anche la nostra città capisse ed apprezzasse il nostro lavoro”.

La Sosta del Cavaliere ha chiuso il suo 2022 e riaprirà i battenti per tre giorni nel 2023 nel prossimo weekend, quello dell’Epifania, dopodiché se ne riparlerà a marzo. “La nostra filosofia è chiara – conclude Leonardo -, preferiamo dare ai nostri dipendenti il giusto periodo di riposo, periodo di riposo che vale anche per noi, in modo da tornare alla carica in primavera con la giusta energia”.

Emanuele Giorgi