Il sospetto di Roberto Di Pietra è che la scure del ministero verso gli atenei pubblici finisca per avvantaggiare le università telematiche. “Si riducono le nostre possibilità di manovra mentre altri invece hanno più libertà. Questo purtroppo non è un fatto positivo”, afferma.
Il rettore è tornato a parlare di quel taglio alle risorse, pari a 3,7 milioni di euro, nell’ambito del fondo di finanziamento ordinario. Quest’anno per l’Università di Siena sono in arrivo 112 milioni di euro. Dodici mesi fa erano oltre 115. E se Atene piange Sparta non ride: sono solo sei le istituzioni culturali nel Paese che non subiscono un decremento sui fondi ricevuti.
“Una spending review così generalizzata non si era mai vista. Il colpo è duro. Dovremo rivedere determinate strategie e rimodulare la gestione delle risorse, visto il minore finanziamento dal Ministero. Andrà poi capito nelle prossime settimane se questa è l’entità del taglio o se sarà maggiore”, ha aggiunto.
Da un problema si passa all’altro: quello delle iscrizioni nelle 33 scuole di specializzazione di area medica. Ad ora è stato coperto il 60% dei posti assegnati, ma alcune realtà, come l’Emergenza-urgenza o l’Anestesia, soffrono la mancanza di specializzandi. Prova a dare una mano all’Università il Comune, che sul tema ha convocato un incontro. “Ci sono scuole che soffrono mancanza di attrattività o una ridotta attrattività – spiega-. Se palazzo pubblico intende aiutarci siamo ben contenti”.
La criticità comunque resta nazionale: “Bisogna rimettere in sesto un tema che è quello della medicina del territorio, offrire garanzie a chi ha un’attività professionale nelle strutture ospedaliere, vista l’elevata litigiosità. Poi c’è la violenza, che rende difficile il lavoro nelle strutture ospedaliere”.
Ecco secondo Di Pietra cosa andrebbe fatto: “Dare qualche riconoscimento in più a chi sceglie questo tipo di specializzazioni potrebbe essere una soluzione. E poi offrire dei benefit a chi sceglie questo tipo di professione in una determinata”.
KV
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