Stranieri che scontino il fine pena fuori dal carcere italiano, detenzione differenziata per i tossicodipendenti ed una limitazione della custodia cautelare, sfruttando forme alternative come quella degli arresti domiciliari.
Sono i tre ingredienti della ricetta Carlo Nordio per ridurre il sovraffollamento nelle case di reclusione. Se il piano andasse in porto il ministro della giustizia conta di ridurre di un 15% il numero dei detenuti.
“Occorre poi creare spazi all’interno delle carceri perché costituiscono i presupposti per lavoro e sport che sono fondamentali per la rieducazione dei detenuti e per rendere meno tesa l’atmosfera carceraria e da ultimo stiamo lavorando anche per trovare lavoro ai detenuti una volta usciti, con il progetto ‘Recidiva 0′”, afferma.
La sfida contro il sovraffollamento però è dura da combattere. Nell’Italia dei vincoli paesaggisti e storici, ricorda Nordio, non si possono avere grandi strutture penitenziarie come quelli americani
“Quindi è impensabile costruire una struttura come si vedono in California o in Arizona. Ed è per questo che stiamo pensando di valorizzare le caserme dismesse che hanno strutture compatibili con la sicurezza e con il controllo e munite di ampi spazi per lavoro o sport”, continua
L’ex magistrato è intervenuto nell’ambito di un convegno organizzato dall’ordine senese degli avvocati nella cripta di San Francesco dal nome ““La funzione della pena. Percorsi di risocializzazione” . A moderare l’incontro l’ex procuratore della Repubblica a Siena e attuale avvocato generale Salvatore Vitello
Sui rapporti tra politica e magistratura “stiamo cercando di conciliare al massimo le tensioni oscillanti di questi ultimi tempi”, dice ancora. “Dopodomani interverrò da remoto al congresso di Magistratura Democratica e porterò un leitmotiv di collaborazione, anche se abbiamo idee diverse su tanti punti”, ha aggiunto . “Penso che dovremo trovare una convergenza soprattutto sul funzionamento della giustizia che è la cosa sulla quale credo che sia irragionevole dividerci”, ha concluso.
“Nella condizione in cui sono oggi le carceri si rischia che queste abbiano un effetto moltiplicatore della delinquenza, perché se si fa un percorso di rieducazione allora chi esce rischia poi di rientrarci”, lo evidenzia il presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Siena Antonio Ciacci a margine del convegno “La funzione della pena. Percorsi di risocializzazione” “Quindi il problema non è tecnico, è un problema proprio generale per tutta la società, un problema politico, come dir si voglia”, aggiunge.
Katiuscia Vaselli
Marco Crimi
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