Un simbolo che non rappresenta soltanto la grande figura di Gino Bartali ma che narra la vicenda di un intero frangente storico vissuto da un’Italia sull’orlo della guerra civile. Un Paese che forse si salvò anche grazie alle gesta sportive del campione fiorentino.
Così a Gaiole in Chianti, in occasione della 25esima edizione dell’Eroica, sarà esposta la maglia gialla restaurata che Bartali donò al suo grande amico don Bruno Franci. La maglia, insieme ad altre due che appartengono al ciclista, erano conservate nella chiesa senese di Santa Petronilla.
Non c’è solo la corsa del Tour de France dietro a questo dono, come dicevamo, ma i grandi riflessi che l’impresa di Bartali ebbe in Italia. L’anno è il 1948. Il Paese vive una situazione tremenda: Palmiro Togliatti aveva subito un attentato e l’attacco al segretario del PCI aveva portato a vere sommosse nelle piazze. Esisteva concretamente il rischio dello scoppio del conflitto civile.
In Francia il 34enne Bartali corre il suo Tour a dieci anni dall’ultimo successo ed è distante dal leader della classifica Luison Bobet. Sono però in arrivo le Alpi e tutto può cambiare. La sera prima del 9 agosto 1948 il presidente del consiglio Alcide De Gasperi lo chiama. “Gino, qui la situazione è grave, una tua vittoria al Tour rasserenerebbe gli animi. Ce la puoi fare?”, gli chiede il leader della Dc. “Il Tour è difficile, domani a Briancon, però, penso di vincere”, risponde Bartali.
Il miracolo sportivo però accade e, sotto la pioggia e su strade impossibili, Bartali batte tutti e si avvicina al primato. La tensione nel Paese così si attutisce mentre le pedalate del grande corridore lo portano a stravincere il Tour.
Ma la maglia gialla racconta anche il rapporto tra Bartali e Don Franci, parroco di Santa Petronilla. I due si sono conosciuti per la festa dell’Assunta del 1935 a Vallombrosa e nel luglio del 1937 il sacerdote senese accorse a Marsiglia, l capezzale del campione costretto al ritiro per la rovinosa caduta avvenuta nel corso della Grénoble-Briançon. Bartali viene spesso a Siena per parlare e pregare con l’amico, anche nel giugno del 1948, prima di partire per Parigi.
Sarebbe tornato anche il 9 agosto del 1948 per consegnare la maglia gialla indossata nella tappa conclusiva, la Roubaix-Parigi, della sua seconda trionfale cavalcata sulle strade di Francia e con la quale ha fatto il suo ingresso al Parco dei principi. Cinque anni dopo, nel marzo 1953, Bartali regala a don Franci anche la maglia tricolore di campione d’Italia 1952, gesto che Walter Molino riproduce sulle pagine della Domenica del Corriere.
Il restauro della maglia gialla del Tour 1948 fa parte di un più ampio progetto di restauro e di valorizzazione di tutte e tre le storiche maglie – tra le pochissime sopravvissute all’inesorabile passare del tempo – voluto da don Dino Arciero, parroco della chiesa di Santa Petronilla, e da un gruppo di appassionati di sport e di storia senese.
“Un restauro resosi necessario sia per salvaguardarne l’integrità – per decenni, infatti, le tre maglie sono state esposte nella chiesa nella cappella di Santa Teresa in una semplice teca, priva di protezione dagli agenti patogeni – sia per valorizzarle adeguatamente. Un progetto che però sarebbe probabilmente rimasto allo stato di desiderio senza il fattivo sostegno di Opera Laboratori”, viene spiegato dai membri del comitato per il restauro delle maglie di Gino Bartali.