Si può disegnare il concetto di giustizia? E il passaggio dalla veglia al sonno? È a queste domande – e altre ancora – che ha provato a rispondere Salvatore Santuccio con le sue opere d’arte. Santuccio, professore di disegno all’Università di Camerino, nella scuola di Architettura di Ascoli Piceno, sarà protagonista della Bright Night 2025 dell’Università di Siena con l’esposizione di circa 25 opere. L’appuntamento è per venerdì 26 settembre, al complesso del Santa Maria della Scala (sala San Galgano).
“Devo ringraziare la professoressa Arianna Alpini, docente dell’Università di Siena, che mi ha dato modo di iniziare questo percorso analizzando alcune parole chiave in diversi ambiti disciplinari – racconta Salvatore Santuccio –: per esempio, la parola giustizia è stata studiata dalla giurisprudenza, nel mio caso dall’arte, dalla semiotica, insomma da più prospettive. In origine era un lavoro solo teorico. Un giorno, però, per divertimento ho cominciato a disegnare queste parole. Da lì la cosa è cresciuta: ho iniziato a trasporre i concetti in immagini, dando vita a una ricerca che porto avanti da due-tre anni. L’idea è di raccontare le parole non più attraverso testi, ma con disegni che le esemplificano”.
“Il mio lavoro non vuole dare definizioni scientifiche – prosegue –, anzi. Quello che voglio fare è suggerire sensazioni attraverso la grafica con un approccio artistico, estetico, legato alla bellezza e non al pragmatismo. Un esempio a cui sono molto affezionato è il disegno sulla parola confine: una bambina che toglie la rete e si mette a giocare a campana proprio sul confine. Non ha nulla di scientifico, ma vuole evocare l’idea che a volte i bambini, con la loro ingenuità, saprebbero trovare soluzioni spontanee ai grandi problemi e ai conflitti che devastano il mondo”.
“Nei miei quadri non c’è alcun intento ideologico – conclude l’artista –. Semmai il contrario: voglio dissacrare, talvolta essere divertente, proprio grazie al privilegio che questa opportunità rappresenta per me. Perché, in questo contesto, potermi spogliare del titolo accademico e indossarne uno così diverso è per me un autentico privilegio”.
Emanuele Giorgi