“Nell’ottica di garantire un trasparente rapporto tra giustizia ed informazione, dialettico e corretto, si ritiene opportuno far conoscere le valutazioni dei capi degli uffici giudiziari di Siena in merito alle critiche sulle indagini e alle decisioni giudiziarie che hanno riguardato il decesso di David Rossi. Nell’intento di fornire all’opinione pubblica un quadro di informazioni corretto e completo, senza alcuna pretesa di verità , si rappresentano, in relazione ai punti critici da più parte evidenziati, gli elementi di valutazione delle indagini, sulla base di un’analisi complessiva (e non parcellizzata) del materiale probatorio acquisito”.
La nuova pagina sulla storia – purtroppo – infinita legata alla morte di David Rossi, viene scritta da un documento di sette pagine che porta la firma del procuratore capo Salvatore Vitello e del presidente del tribunale di Siena Roberto Carrelli Palombi.
Si tratta delle risposte dei capi degli uffici giudiziari di Siena in merito all’indagine.
Solo ieri, all’uscita di palazzo di giustizia, a Genova, dopo essere stato sentito per oltre due ore dai pm genovesi come persona informata dei fatti l’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini aveva dichiarato: “Non ho fatto nessun collegamento tra i festini e i magistrati. Non ho parlato di magistrati. Se andate a vedere il filmato dell’intervista il collegamento tra le due cose non lo faccio io”. La procura, lo ricordiamo, aveva aperto un fascicolo, per atti relativi, sulle frasi dell’ex sindaco di rilasciate durante la puntata delle Iene dedicata alla morte di David Rossi, avvenuta quando era capo comunicazione Mps. Piccini, nell’intervista, aveva detto di aver saputo di “festini” ai quali avrebbero partecipato importanti personaggi della magistratura e della politica.
E oggi il nuovo documento, sintetizzato in dieci punti specifici che sono quelli contro i quali da quattro anni la famiglia Rossi e i consulenti di parte puntano il dito. Spiegazioni già contenute nella disposizione di archiviazione da parte del gip Malavasi ma oggi ancora più precise.
Riportiamo i punti salienti, il documento completo sarà fruibile ai lettori nei prossimi giorni sul sito della procura ma intanto potete ritrovare i dettagli leggendo nei dettagli le disposizioni dell’archiviazione che sono poi riportate, a stralci, anche nel nuovo documento
1 – La distruzione degli indumenti
“I vestiti non sono stati sequestrati e, conseguentemente, non essendo nella disponibilità della Procura della Repubblica non potevano essere da questa distrutti. Normalmente, in questi casi, sulla destinazione dei vestiti provvede la struttura medico-legale dove è effettuata l’autopsia, sulla base del consenso dei parenti della vittima” (…) “Il mancato sequestro degli indumenti non ha impedito, grazie al corredo fotografico, di fornire una spiegazione sulla dinamica del fatto (…) i vestiti non appaiono avere avuto un ruolo determinante nella ricostruzione dell’evento”.
2 – Il contesto di riferimento e i biglietti di addio
“La paternità dei manoscritti non è in dubbio (sono stati riconosciuti dalla stessa vedova Tognazzi in sede di sommarie informazioni). (…) L’ipotesi della ‘costrizione’ nella scrittura dei biglietti è contrastata da varie argomentazioni sostenute con logica spiegazione (…). Peraltro, che nella prima indagine vi fosse un convincimento corale circa il suicidio – anche da parte dei familiari – è evincibile dalla stessa (prima) opposizione delle parti offese e dalla richiesta di avocazione alla polizia giudiziaria, incentrate sulle condizioni di stress lavorativo del Rossi e su presunte colpe datoriali, con tanto di allegazione di una consulenza psichiatrico-forense (…)”.
3 – Le lesioni al volto ed alla parte anteriore del corpo
“Una delle ragioni se non la principale di riapertura delle indagini è stata quella di verificare la genesi delle lesioni sulla parte anteriore del corpo (…). Certamente su queste lesioni si può dire che non vi è stato un accertamento medico legale adeguato (soprattutto si denota l’assenza di dettagli per consentirne la datazione). Nella seconda relazione si prende atto che in ordine a tali lesioni non sussistono dati certi su genesi e natura e si formula l’ipotesi d i uno strisciamento con un oggetto affilato ma non tagliente. Si indica a tal proposito lo spigolo ma in termini ipotetici. I dubbi sorti su alcuni aspetti della prima perizia medico-legale sono stati descritti e analizzati ma nulla hanno aggiunto di diverso al quadro complessivo già accertato (…).
4 – I fazzoletti di carta con le macchie di sangue
(…) “La decisione che ha portato alla distruzione dei fazzolettini è stata, come per gli indumenti (e per gli altri oggetti in sequestro), il venir meno dell’utilità del reperto ai fini probatori (…). “A tutto concedere, laddove si volesse ritenere che quelle lesioni fossero state causate da una colluttazione all’interno dell’ufficio di Rossi (nel quale – di contro – è pacifica la totale assenza di tracce), stante il quadro sopra delineato, non è con i fazzolettini che si sarebbe potuta avere la prova di tale evento. Inoltre, i consulenti d’ufficio della seconda indagine rimarcano il dato dell’assenza di violenza spiegando che ‘le condizioni di ordine e pulizia all’interno dell’ufficio, contestualmente ai verbali dei rilievi della p.g. operante, nonché alla negatività degli esami tossicologici, non mostrano alcuna traccia riferibile ad attività concitate o violente, tantomeno di terze persone’ (…).
5 – Persone presenti nella sede /6 – L’omessa audizione di Pieraccini Lorenza
“Le persone presenti nella sede sono state ascoltate (…)”. “(…) Ammesso che sia così importante, e senza farne un caso di deligittimazione, ben potevano le difese delle persone offese avvalersi dell’istituto delle indagini difensive procedendo ad assumere direttamente le informazioni della Pieraccini e chiedere, qualora fossero emerse circostanze rilevanti, la riapertura delle indagini”.
7 – La presunta caduta dell’orologio
“Il gip Malavasi nell’ordinanza di archiviazione (pag.38) sul punto è chiarissima (…) Peraltro sul polso sinistro (…) è evidentemente l’impronta profonda lasciata per effetto della caduta dalla compressione del quadrante dell’orologio indossato da Rossi”.
8 – L’ufficio di David Rossi
(Si veda l’ordinanza di archiviazione della Malavasi a pag.49)
9 – Cellulare: il presunto mistero del numero 4099009 apparso sul telefonino
“Si è sostenuto che il numero sarebbe stato digitato due volte dopo la morte del Rossi: addirittura si è adombrato che tale numero corrispondesse a un conto corrente segreto alludendo,in particolare, allo IOR. Al di là delle illogicità di tali illazioni, come risulta dai dati della Tim (…) l’utenza della Orlandi aveva esaurito il credito durante la precedente chiamata e ciò aveva generato una deviazione di chiamata al numero di servizio 4099009”.
10 – L’ombra all’ingresso di via de Rossi
“(…) Non si è potuta identificare la persona che si affaccia sul vicolo apparentemente con un cellulare. Sono stati compiuti accertamenti accuratissimi di alta tecnologia presso il Gabinetto nazionale di polizia scientifica ma a causa della pessima qualità del filmato di videosorveglianza non si è potuta ottenere alcune utile risoluzione (…).
“Infine, si intende ribadire che i magistrati di questi uffici hanno il solo esclusivo interesse di accertare la verità e in funzione di ciò (nel rispetto dei ruoli di ciascuno) esprimono ampia disponibilità a valutare e ad approfondire qualsiasi aspetto che – ove opportunamente segnalato – possa essere stato non adeguatamente approfondito. Si spera che, fermo restando il diritto a critica di quanto già compiuto, analogo rispetto per il ruolo e la dignità degli uffici e l’onorabilità dei magistrati sia tenuto da chi ha a cuore le istituzioni”.
Katiuscia Vaselli