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Ddl su reati alimentari, business da 24,5 miliardi. Coldiretti Siena: “Accogliamo con entusiasmo la notizia”

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che riforma la disciplina dei reati agroalimentari, recependo quanto prodotto dall’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti appositamente costituito nel 2015 e presieduto dall’ex magistrato Giancarlo Caselli.

Il provvedimento innova le disposizioni del codice penale riguardanti tanto la tutela della salute pubblica quanto la tutela penale dell’economia e punta ad adeguare un quadro normativo ormai obsoleto.

Siena, capitale del buon vino e del buon cibo, accoglie con entusiasmo la notizia. 

“Siamo il cuore dell’agroalimentare di qualità e non possiamo che esprimere soddisfazione – commenta Coldiretti Siena – . Con il volume d’affari annuale del business delle agromafie che è salito a 24,5 miliardi in Italia è importante la riforma dei reati in materia agroalimentare per aggiornare le norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900, dalla lotta all’agropirateria e al falso made in Italy all’introduzione del reato di disastro sanitario fino alla possibilità di assegnare in beneficenza, alimenti e bevande confiscati che, seppure non commerciabili, siano utilizzabili e non dannosi per la salute”. 

 

Nei 14 articoli che compongono il disegno di legge si rafforzano gli strumenti normativi contro illeciti agroalimentari: frodi, contraffazioni e agropiraterie. Il testo mira ad assicurare massima protezione alla filiera alimentare sin dal momento della produzione: sia a tutela del consumatore sia a tutela delle eccellenze nazionali Made in Italy. Le agromafie non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocano l’imprenditoria onesta, ma – continua la Coldiretti – compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy.

 

Le mafie – sottolinea Coldiretti – operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell’Unione europea. Ma – continua Coldiretti  – viene condizionato anche il mercato della compravendita di terreni e della commercializzazione degli alimenti stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy.

 

“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolosa la criminalità nell’agroalimentare che per questo va perseguita anche attraverso un’articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone”.

marco crimi

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