Il sindaco di Siena Luigi De Mossi ha chiesto, attraverso una lettera ufficiale, un incontro urgente al presidente del consiglio Mario Draghi e al ministro dell’economia Daniele Franco “stante la grave ed urgente situazione che coinvolge il Monte dei Paschi di Siena”.
“Non deve apparire strana -scrive il sindaco di Siena- la richiesta di una soluzione politica quando le scelte fatte tempo addietro (2002 acquisizione Banca 121, 2007 acquisizione banca Antonveneta), sono state prese non solo in termini tecnici e di bilancio, ma anche per una precisa direzione politica”. “Pretendere oggi di risolvere la vicenda Monte dei Paschi -aggiunge nella lettera Luigi De Mossi- utilizzando soltanto la buona pratica bancaria e i numeri di bilancio, significa negare cosa una della banca più capitalizzate d’Italia abbia fatto negli ultimi trenta anni per andare incontro alla politica, anzi ad una ben precisa parte politica, come pure ad altre esigenze di carattere internazionale, legate ad appartenenze diverse da quelle squisitamente bancarie. Il rischio è quello di una macelleria sociale e di perdita di un’identità antica, importante e quasi millenaria”.
“Fare ciò -conclude il sindaco di Siena Luigi De Mossi- significa negare un’intera storia, un’intera tradizione di continui e diuturni sacrifici, fatti da tanti dipendenti, la maggioranza dei quali provenivano dal mio territorio e che hanno reso grande l’Italia, collaborando anche con Banca d’Italia. Oggi, pur nel riconoscere i grandi errori fatti dalle ultime amministrazioni della banca (con alcune rilevanti eccezioni), credo che sia giusto, prendendo in plastica considerazione gli evidenti obblighi di legge, tenere conto di una tradizione, di quanto Monte dei Paschi, la città di Siena, la regione Toscana e i dipendenti, chiamati ‘uomini e donne Monte’ come un tempo si chiamavano ‘uomini e donne Fiat’, abbiano dato all’Italia”.