Le scuse sono arrivate dopo la tempesta scatenata nella giornata di ieri dalle famigerate quattro magliette realizzate da altrettanti contradaioli dell’Onda.
L’onorando priore Massimo Castagnini ha inviato una nota ufficiale con la quale precisa che “La Contrada Capitana dell’Onda esprime la sua dissociazione dall’iniziativa di poche persone nella realizzazione di quattro magliette di inqualificabile gusto, non rientranti nei valori e nella tradizione della Contrada”.
E le scuse sono arrivate da loro: Antonio, Duccio, Gianni e Sara.
“Vogliamo chiedere scusa alle istituzioni, alla cittadinanza tutta e alla Contrada Capitana dell’Onda per la realizzazione delle magliette con l’immagine della Torre del Mangia che brucia. La nostra voleva essere solamente una goliardata (…)”. Non omettiamo il resto della lettera perché non vogliamo pubblicarla ma perché crediamo che la riflessione vada spostata su un altro piano.
Quattro magliette sono state il casus belli di un  momento importante che sta vivendo il Palio, importante perché necessita di una riflessione più ampia e forse anche di un momento di respiro. Mica per niente ma se le quattro magliette sono state atroci da vedere, altrettanto pesanti sono stati i commenti sui social, sia quelli che attaccavano i quattro contradaioli sia quelli che invece evitavano di stigmatizzare l’episodio.
Di per sé, il fatto è increscioso. Non di cattivo gusto perché di cattivo gusto sono le persone che si vestono male, magari, non quelle che giocano goliardicamente su un fatto per fortuna non grave ma che ha toccato gli animi di tutti.
Stigmatizzare no ma neanche far finta di nulla.  La città ha altri problemi e ne ha avuti, è vero ma forse l’episodio delle magliette è una metafora di ciò che Siena vive e di ciò che vive il Palio nei social.
La colpa, in ogni caso, è dei senesi che hanno compiuto certi gesti quanto dei senesi che hanno permesso nel tempo che certi gesti venissero compiuti. Non è più il momento di guardare fuori ma di interrogarsi dentro.
In tanti si stanno impegnando perché di Palio sui social si parli il meno possibile, anzi che se ne parli ma correttamente e questo comportamento va ampliato, insegnato è diffuso, una riflessione più approfondita e generale, tra le Contrade, andrebbe fatta durante l’inverno. Auspichiamo che questa idea venga presa in considerazione dal Magistrato delle Contrade per esempio. Ora è il momento giusto perché sia data la corretta educazione per l’utilizzo degli strumenti social – che vanno saputi usare, non evitati-  e di un patrimonio che ci appartiene in modo da evitare, domani, lo stesso errore. Tutto dei senesi.
Katiuscia Vaselli