“In uno degli spazi di studio a disposizione di tutta la comunità” dell’Università di Siena “una persona è stata attaccata verbalmente in ragione del suo apparente orientamento sessuale, con l’uso di espressioni che sono indegne e inaccettabili in una comunità, quale la nostra, che si riconosce nei valori di uguaglianza, rispetto dei diritti e democrazia propri della nostra carta costituzionale”.
Lo si legge in una lettera aperta scritta dal rettore dell’Ateneo di Siena Roberto Di Pietra e da Alessandra Viviani, docente delegata alle politiche di inclusione ed equità.
“Un grave episodio di discriminazione e violenza”: così i due hanno definito l’accaduto che si è verificato qualche giorno fa.
“Nel ricordare a tutte e tutti voi che simili comportamenti non solo sono da condannare duramente, ma rappresentano anche una palese violazione del codice etico del nostro ateneo, e possono comportare serie conseguenze disciplinari, vogliamo esprimere il nostro più sincero rammarico e la nostra solidarietà alla persona offesa e colpita in modo così vile. Il nostro ateneo, le nostre aule, le biblioteche, gli spazi di studio sono e devono continuare ad essere spazi sicuri. Spazi dove si costruiscono conoscenza e competenze, dove trovano spazio confronto e dialogo, ma soprattutto spazi dove sempre e in ogni circostanza si affermano il rispetto della dignità di ciascuna persona e dei valori democratici della nostra società” , si legge ancora.
“Ci auguriamo che questo sia un episodio isolato che tutti gli organi di ateneo, a partire dal comitato unico di garanzia e dalla consigliera di fiducia, sono attivi nel perseguire. Ci auguriamo anche che chiunque fra voi dovesse, a qualunque titolo, essere coinvolto da questo come da altri episodi di violenza e discriminazione abbia la certezza dell’appoggio e della vicinanza della nostra istituzione”, prosegue il documento.
“Non si tratta di “battute di spirito”, non si tratta di parole senza importanza. Prendiamoci cura dei nostri spazi e rispondiamo insieme a chi vuole sminuirne il valore”, concludono