“Donatello è stato capitale dell’arte senese, il che vuol dire che lo è stato per l’arte italiana ma anche di tutto l’occidente”. Così il professor Francesco Caglioti, professore ordinario di Storia dell’Arte Medievale alla Scuola Normale Superiore di Pisa, inizia per provare a spiegare il rapporto tra Siena e lo scultore fiorentino. Caglioti, negli scorsi mesi, ha curato la mostra “Donatello, il Rinascimento“, imponente monografica organizzata a Palazzo Strozzi.
“Siena è stata importantissima per Donatello – prosegue Caglioti -, ed anche la mostra che abbiamo organizzato non si sarebbe mai potuta fare senza l’apporto degli amici senesi. Abbiamo avuto a Firenze delle opere che oggi sono presenti all’interno del complesso del Duomo di Siena e del suo Battistero”. “Abbiamo esposto i bronzi, – spiega – il Battista e la lastra del Vescovo Pecci, e poi, grazie a una collaborazione, abbiamo presentato il restauro in corso dei meravigliosi bronzi del fonte battesimale nel Battistero. Tutto ciò ha comportato una collaborazione fitta tra Firenze e Siena senza la quale non saremmo potuti andare in fondo”.
“Il rapporto tra Donatello e Siena – racconta il professore – è un rapporto lungo che si protrae in più riprese. Tra gli anni 20 e 30 del Quattrocento, quando era all’apice della fama, è stato cruciale per le sorti del fonte battesimale. E poi ha trascorso qui anche quattro anni della sua vecchiaia, anni in cui non ha combinato molto ma ha lasciato un segno indelebile nell’arte di questa città e dell’Italia su artisti come il Vecchietta e Francesco di Giorgio che hanno sviluppato la sua eredità ”.
E.G.