La guerra, il silenzio, il tempo, una lapide e cinque rose deposte, una per ogni pronipote: da Giada, la più grande, 28 anni, fino a Tommaso, il più piccolo, che di anni ne ha 3. Passando per Rebecca, Daniele e Pietro. Un gesto semplice e carico di energia, di amore, un fil rouge lungo un secolo che lega passato e futuro in modo indissolubile.
Valeria Vannoni ed Alessandro Benvenuti sono arrivati con i figli Pietro e Tommaso fino a Rovigo, per riallacciare questo legame e omaggiare la memoria di Vincenzo Benvenuti, bisnonno di Alessandro (e di Alessio) che a Rovigo morì, in ospedale, nel febbraio del 1919 a causa dei traumi e delle ferite riportate in guerra. Come quelle rose rosse siano arrivate a toccare il marmo della lapide, è storia che va indietro di tantissimi anni.
E’ il 1916 quando Vincenzo, che era di Gaiole in Chianti, viene chiamato al fronte. Lascia la famiglia. Qualche mese dopo sarebbe nato Duilio (nella foto, sotto, è in braccio alla mamma e ha pochi mesi. La foto era stata scattata per inviarla a Vincenzo).
Ma Vincenzo, forse, quella foto non la vide mai. Così come mai avrebbe visto e conosciuto il figlio Duilio o rivisto il resto della famiglia. Vincenzo Benvenuti morì nel febbraio 1919, accudito fino alla fine in particolare da una suora, che in un grande gesto di amore e compassione provò a contattare la famiglia ma non ci riuscì al primo tentativo. La lettera della suora arrivò alla famiglia soltanto tempo dopo la morte del soldato Benvenuti.
Poi l’oblìo che è stato destino di tante giovani vite spezzate dalla guerra, ricordi che restavano e si affievolivano ma mai una tomba dove poter piangere quei cari portati via dall’orrore. Eppure il figlio Duilio non si era mai dato per vinto e quella possibilità di ritrovare il padre la voleva e l’aveva cercata, andando anche lui a Rovigo a cercarne traccia. Invano.
Il sogno di Duilio di poter conoscere suo padre è stato però realizzato oggi dai suoi nipoti che da lui hanno imparato la tenacia e la voglia di non arrendersi e che sono riusciti a recuperare un pezzo della memoria della propria famiglia.
“La nostra ricerca è partita nel 2016, mia moglie Valeria lesse una lettera del 1919 di una suora di un ospedale di Rovigo – ci racconta commosso Alessandro, uno dei pronipoti di Vincenzo Benvenuti -. La donna aveva assistito Vincenzo nei suoi ultimi giorni. Da questa piccola traccia è partita la ricerca della lapide. Mia moglie si è appassionata alla vicenda. Da un forum su internet è venuta a conoscenza della catalogazione delle tombe che viene fatta a Rovigo. In questi giorni c’è stata l’occasione per andare tutti insieme in Veneto e, alla fine, siamo riusciti a trovare la lapide di Vincenzo Benvenuti in una cappella di un cimitero militare.
E’ stato qualcosa di indescrivibile, abbiamo recuperato una pagina della famiglia. Mio padre Franco e mia zia Franca hanno pianto dalla gioia, così come lo starà sicuramente facendo mio nonno Duilio, che non c’è più”.
Della storia di Vincenzo Benvenuti in famiglia tutti sapevano poco o niente. Per suo figlio Duilio e per le generazioni successive era come se fosse diventata una figura leggendaria. Vincenzo era nato a Gaiole in Chianti nel 1877 ed ha fatto il contadino fino al 1916 quando insieme a molti altri suoi compatrioti si arruolò nell’esercito per combattere contro il nemico nelle trincee del fronte al confine italo – austriaco. Era padre di quattro figli. Il suo ricordo è rimasto flebile per un secolo ma non si è mai spento. Forse sarebbe svanito nel nulla se non fosse stato per la caparbietà dei suoi familiari, anche dei più piccoli che oggi hanno imparato una lezione di vita bellissima. “I nostri bambini sono rimasti entusiasti – racconta Alessandro -. Il più piccolo dopo aver visto la tomba, ha urlato a squarcia gola ‘ ci s’è fatta’ nel bel mezzo del cimitero, l’altro invece aveva un po’ di paura perché temeva di fare un viaggio a vuoto ma alla fine ha gioito anche lui”.
E forse proprio nell’urlo a squarciagola di un bambino c’era anche la voce di Vincenzo, finalmente insieme alla sua famiglia. L’amore, alla fine, torna sempre dove vuole.
Marco Crimi
Katiuscia Vaselli
si ringrazia per le foto la famiglia Benvenuti – Vannoni