Un incremento di 8-9 casi ogni 100mila persone per le donne ed uno di un caso e mezzo ogni 100mila persone per gli uomini: si è tradotto in questo l’effetto che pandemia e lockdown hanno avuto in termini di disturbi del comportamento alimentare sugli italiani.
I dati, sciorinati dalla dottoressa Barbara Paolini, direttrice della Dietetica e della Nutrizione clinica delle Scotte, sono nazionali ma sia a livello regionale che a livello senese i numeri non si discostano dal trend del Paese.
Paolini ha fatto la sua analisi oggi, alla vigilia dell’ottava giornata mondiale dei disturbi alimentari. “Negli adolescenti e nei ragazzi la crescita è importante – ha affermato – . E notiamo come la fascia d’eta si abbassata e come aumentino i disturbi alimentari tra i bimbi che hanno un’età compresa di dieci-undici anni. Il rischio è che la situazione si aggravi se non viene riconosciuta precocemente”.
L’anoressia nervosa è la patologia più frequente, con il 37% dei casi. Segue la bulimia nervosa con il 20% e quindi il binge eating con il 13%.
L’anoressia nervosa è anche il disturbo alimentare che può portare a situazioni maggiormente difficili da gestire, con percorsi di recupero tortuosi e lunghi che possono anche prevedere ricoveri e periodi di riabilitazione.
Alle Scotte dunque è attivo un team multidisciplinare che si occupa a 360 gradi del paziente, dalla presa in carico alla gestione del regime del day hospital. “L’Aou senese ha un centro ad hoc – ricorda Paolini – dove le persone sono seguite da vari specialisti”.
MC