Filippo de Lisa, in arte Filippo Dr Panìco, è un giovane cantautore romano (Classe 1990) al suo secondo album (Rovinare tutto), che porta per l’Italia le sue poesie, le sue canzoni, le sue filastrocche in un tour molto particolare: si tratta infatti di una serie di House-Concert dove l’artista (in coppia con il grande Marco Mirc alle percussioni) stabilisce un contatto intimo e diretto con i suoi spettatori. Prima dello spettacolo infatti il duo si esibisce nella preparazione della cena per tutti i presenti (tra le 20 e le 40 persone a serata).
Questa mattina ha accettato di esibirsi in un salotto piuttosto particolare: quello del carcere di Santo Spirito. In un palco minimalista (una cassa e una serpentina di luci led che circondava la zona dell’esibizione) ha condiviso con i detenuti le sue esperienze di vita, le sue delusioni amorose, la sua prima sigaretta rubata 17 anni fa quando andava a ripetizioni di matematica e il suo primo confronto con la legge. Tutto questo attraverso le sue canzoni e i suoi racconti che si sono susseguite a ruota libera senza un copione prestabilito, seguendo l’istinto o i suggerimenti di una platea partecipe e divertita. Ha portato nel piccolo salotto di Santo Spirito tutta l’incoscienza dei suoi 20 anni, la sua originalità e la sua voglia di inventarsi un futuro d’artista. Gli ospiti di Santo Spirito hanno apprezzato la sua schiettezza, la sua spontaneità, il suo sapersi raccontare prendendo e prendendosi un po’ in giro. Alla fine di ogni brano, canzone o racconto che fosse, partiva un fragoroso applauso, urli di incitamento o fischi di approvazione. È stato bello perché è stato tutto molto autentico. Infatti ai detenuti non interessa il grado di notorietà dell’ospite che li viene a trovare, quanto la persona, l’uomo, che si cela dietro la maschera dell’artista. E Filippo la maschera l’ha gettata via ancora prima di entrare in carcere. L’ha lasciata all’ingresso insieme al cellulare. Per questo il suo sorriso è stato contagioso e, almeno per un’ora, anche il tempo del carcere (perché anche di tempo ha parlato) è stato meno tiranno, meno severo per i presenti. Ben venga allora questa idea folle di portare i concerti per tutti i salotti di Italia (da Venezia a Catania) dove tra una chiacchiera e un bicchiere di vino, l’esibizione dell’artista diventa esperienza comune, vissuta, condivisa e intima. Così come le è stata questa mattina nel piccolo carcere senese. Se volete vivere (verbo più calzante rispetto al semplice partecipare) uno spettacolo diverso dal solito, non avete che da contattarlo!