“Sono la moglie di un poliziotto, uno della piccola squadra investigativa del commissariato di Chiusi che ha portato agli arresti di questa notte”. Si apre così la lettera inviata al questore di Siena, Pietro Milone, da parte di una delle mogli della squadra che ha portato a termine l’operazione “Drug Holiday”.
“Signor Questore, scrivo per raccontarle – continua la lettera – quella che è la mia notte e quella della mia famiglia, che è la stessa di tanti mogli, figlie e figli o genitori di uomini in divisa. L’ultima notte, per noi, è stata insonne: alle 5 ero già sveglia con gli occhi sbarrati al pensiero di un periodo, durato 2 anni, che finalmente si concludeva. Ieri sera io ed i miei figli abbiamo aspettato che lui partisse: i nostri figli gli hanno fatto l’in bocca al lupo e lo hanno baciato; io, invece, ho aperto la finestra e ci siamo salutati con un cenno della mano, come facciamo sempre. Dopodiché l’ho visto allontanarsi con l’auto”.
“In questa notte – prosegue la missiva – si sono condensati due anni di lavoro. All’inizio sembrava un’indagine come tante altre, ma lentamente l’operazione assumeva gravità e importanza: e le ore di servizio aumentavano, i turni triplicavano, le telefonate dei colleghi seguivano a casa mio marito mentre intorno c’erano pandemia e lockdown. Tuttavia, a casa la vita continuava, non in modo indolore. Abbiamo litigato tante volte, forse troppe, anche se è vero che ho sposato un poliziotto la vita familiare necessitava della sua presenza anche perché tante situazioni avevano bisogno della sua presenza morale e fisica. La vita di coppia va supportata e sostenuta insieme, e se ci si vuole bene non si può perdere di vista il valore della famiglia e dello stare uniti. Ecco perché è stato difficile trovare un nuovo equilibrio: la vita ci ha messo davanti seri problemi in un momento in cui uno dei due c’era pochissimo. Ecco perché, questa notte, anche io ho partecipato agli arresti e come me, sono certa, altre mogli e altri mariti hanno avuto una notte insonne”.
“Che la giustizia abbia il meglio è vittoria di tutti – conclude la donna -. Che questa sia stata portata avanti da servitori dello Stato di un piccolo commissariato fa ben sperare. Il fatto stesso che i figli di questi servitori aspettino i loro padri fa comprendere che la giustizia ha un prezzo: la dedizione al proprio lavoro come una missione di vita. Grazie alla polizia di stato. Grazie a voi tutti. Grazie a mio marito e a me che siamo ancora insieme e stasera ci ritroveremo”.