Due storie apparentemente separate con un’unica morale: c’è chi si approfitta della buona fede della gente. Una è quella di un “giostraio” che faceva in realtà il basista di una banda di criminali. L’altra è quella di una coppia che raccoglieva soldi per una fantomatica associazione benefica, che in realtà non esisteva.
I criminali aiutati dal giostraio, tutti “colleghi”, rubarono anche a Siena nel maggio del 2015, in un noto bar di via Diaz. I malviventi sono stati arrestati ieri a Firenze dalla polizia di stato. La squadra mobile della questura fiorentina, stava svolgendo una specifica attività investigativa nei confronti di un gruppo di “sinti”, tutti residenti nel capoluogo toscano, dediti alla perpetrazione di reati contro il patrimonio, avviata dopo un furto perpetrato, nella notte tra il 19 e il 20 dicembre 2014, all’interno della “Casa artigiana dell’orafo”, vicino a Ponte Vecchio, a Firenze.
Le successive attività, coordinate dalla Procura della Repubblica di Firenze, hanno consentito di ricondurre all’organizzazione criminale e ad altri soggetti ad essa collegati, anche loro colpiti dalle ordinanze di custodia cautelare eseguite ieri, 12 furti, tentati e consumati, nei comuni di Firenze, Prato, Siena, San Giuliano Terme (PI), Navacchio (PI), Corciano (PG), Montenurlo (PO). Nel corso delle indagini, attuate anche con la collaborazione della squadra mobile della Questura senese, sono stati svolti diversi servizi di osservazione per monitorare i soggetti coinvolti, anche con l’uso di apparati tecnologici, dai quali è emerso che tra i malviventi vi era un giostraio che faceva da basista per la nostra città. L’uomo, infatti, in quel periodo, gestiva una delle attrazioni del Luna park in Fortezza, e aveva il compito di indicare ai complici gli obiettivi da colpire a Siena, tra i quali proprio il bar di via Diaz, oggetto del furto.
In occasione del colpo perpetrato il 17 maggio dello scorso anno, i poliziotti delle volanti, insieme a quelli della squadra mobile e della polizia scientifica della Questura di Siena, effettuarono il sopralluogo, dal quale sono poi stati tratti elementi utili alle indagini, condotte dai colleghi della squadra mobile della Questura fiorentina. Dagli accertamenti svolti è emerso peraltro che il gruppo di malfattori, in quella occasione, si era introdotto all’interno dell’esercizio, nottetempo, forzando una porta secondaria che consente di accedere al magazzino attiguo, per impossessarsi di 150 euro prelevati dalle casse.
“Voglia di Ricominciare”. Così si chiama il fantomatico ente, in realtà inesistente, per il quale una coppia di italiani ha raccolto ieri dei fondi, aggirandosi, con tanto di gilet giallo, nelle vicinanze del parcheggio del Centro Commerciale della zona Le Grondaie, a Siena. La presunta attività di beneficenza ha però insospettito qualche cittadino che ha chiamato la polizia. Alle 10.40 circa, i poliziotti delle volanti sono stati quindi inviati sul posto dalla sala operativa della questura. Gli agenti hanno subito individuato i due, un uomo e una donna di 29 e 37 anni, entrambi della provincia di Cosenza, intenti a fermare le autovetture in transito, dirette al parcheggio.
Subito li hanno identificati, verificando che avevano diverse segnalazioni di polizia a carico e anche qualche precedente penale. Dagli accertamenti svolti nell’immediatezza dalla polizia, è emerso che l’ente VDR Italia, acronimo di Voglia di Ricominciare, per il quale stavano raccogliendo presunte offerte a scopo benefico, non aveva le necessarie autorizzazioni. I due non erano, infatti, in possesso della licenza che avrebbe consentito loro di effettuare la raccolta in forma itinerante, nonché di quella per l’occupazione di suolo pubblico. Al termine dei riscontri sono stati pertanto sanzionati con l’intimazione a interrompere immediatamente l’attività.
Allo stesso tempo, la loro posizione è stata valutata per la proposta di emissione di un foglio di via, misura di prevenzione trattata dai colleghi della divisione anticrimine, che ne disporrebbe il divieto di ritorno a Siena.La polizia sta tuttora svolgendo ulteriori indagini circa la destinazione del denaro che la coppia ha raccolto a favore dell’ente, poi risultato inesistente, le cui ricevute, rilasciate ai cittadini con appositi blocchetti trovati in loro possesso, dimostrerebbero al momento la raccolta d’importi di bassa natura.
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