“Uno degli aspetti più affascinanti dei nostri antichi monumenti è che spesso si trovano delle stratificazioni negli interventi artistici, è il caso dell’altare che conserva una tela del pittore barocco Pier Dandini .Tolta la tela abbiamo recuperato un frammento significativo di un affresco che ci dà informazioni importantissime sull’antica struttura dell’altare. L’affresco non è in ottime condizioni ma è testimone importante di come fosse l’architettura delle antiche cappelle”. E’estremamente soddisfatto lo storico dell’arte Alessandro Bagnoli nel commentare il ritrovamento di una preziosa testimonianza dell’arte tardomedievale senese.
L’opera è un affresco raffigura busti di alcune sante, tutte provviste di aureola dorata,è tempestata di decori a stampo ed è stata ritrovata all’interno della chiesa dedicata a Sant’Antonio abate. Il ritrovamento, come spiegato da Alessandro Bagnoli, è avvenuto mentre le maestranze stavano allestendo i ponteggi per smontare, dai due altari marmorei della navata destra due importanti tesori contenuti nella Cattedrale di Siena: le pale con l’Estasi di San Francesco di Sales, dipinta da Raffaello Vanni , e con lo Sposalizio mistico di Santa Caterina da Siena, del fiorentino Pietro Dandini.
A stabilire il periodo in cui questa è stata fatta è un documento che è stato trovato tra i tanti conservati dall’Opera del Duomo. Si legge infatti che Paolo di Giovanni Fei fu pagato con quindici fiorini d’oro “per chagione di cierto lavorio che fecie a la cappella di sant’Antonio in duomo, cioè, di dipintura, per oro e azurro, e ogni altra sua spesa” . L’antica figurazione dipinta sul fondale della cappella è un ornamento del trittico su tavola posto sull’altare. Ad offrire una testimonianza non ci sono solo i documenti dell’Opa ma anche il lavoro di Pietro di Francesco Orioli sulla copertina della Gabella del 1483, si trova all’archivio di Stato di Siena. Orioli fece dipingere l’omaggio delle chiavi della città alla venerata immagine della Madonna delle Grazie. Le facce delle sante permettono di riconoscere lo stile gentile e vero di Paolo di Giovanni Fei, vissuto a Siena tra la fine del’300 e l’inizio del secolo successivo, un maestro che seppe recuperare la lezione dei grandi artisti del primo Trecento e traghettò la scuola senese verso la vitale stagione del tardogotico.
“Da tempo avevamo programmato grazie all’occhio vigile del nostro responsabile, il geometra Pistolozzi, la necessità di intervenire su questi due altari – sottolinea il Rettore del Museo dell’Opera, Gian Franco Indrizzi -. Erano state evidenziati dei problemi dovuti alle infiltrazioni dell’acqua. Questa è stat una grande scoperta quella che abbiamo trovato. Grazie all’attività del dottor Bagnoli abbiamo potuto ricpstruire le vicende che hanno portato a dipingere l’affresco di Paolo di Giovanni Fei”.
Il recupero della pale inoltre, permetterà di ammirare nuovamente le monumentali strutture architettoniche, e le due tele. L’ opera del Vanni, raffigura l’ apparizione mistica della Vergine a San Francesco di Sales, e fu fu voluta da papa Alessandro VII Chigi. L’altare porta infatti lo stemma del pontefice e quello del cardinale e nipote Flavio Chigi, che fece terminare l’impresa di questa cappella. Nelle altare del cardinale e arcivescovo di Siena Celio Piccolomini invece c’è la preziosa eredità della pittura barocca fiorentina di Pier Dandini, che illustra il matrimonio spirituale di Santa Caterina da Siena. Con tale figurazione si volle cambiare la titolazione dell’altare, che in precedenza era dedicato a Sant’Antonio abate.