Quando si ha la fortuna di poter vedere scoperti gli intarsi marmorei del pavimento del Duomo di Siena le suggestioni sono molte. Artistiche o filosofiche che siano, tutti i visitatori le hanno. Probabilmente i digiuni di storia dell’arte ne hanno ancora di più, non imbrigliati come sono da conoscenze pregresse che possono limitare la fantasia. Basta uno sguardo, un accostamento mentale, una visione totale o parziale di una delle scene rappresentate a scatenare delle possibili connessioni con il presente.
Come può non saltare all’occhio, per fare un esempio di connessione artistica, la fumettosa modernità degli ultimi tre intarsi disegnati da Domenico Beccafumi. Mosè fa scaturire l’acqua dalla rupe di Horeb, Mosè sul Sinai e Il sacrificio di Isacco sono delle vere e proprie strisce narrative, con tutti quei chiaroscuri e quei personaggi tratteggiati in movimento. Le linee sono ridotte all’essenziale per esaltare le espressioni dei visi e delle emozioni che trasmettono. L’effetto è parzialmente antinaturalistico proprio come nei fumetti, dove tutto è sproporzionato e piegato all’azione della scena. Non è certo con intento blasfemo che proponiamo questa connessione, anzi. Se pensiamo al fatto che tutto il pavimento del Duomo aveva ed ha una funzione comunicativa verso il popolo questo accostamento non ci sembrerà più così ardito.
L’intento di trasmettere alla gente comune un messaggio ci porta a una seconda possibile connessione con il presente, questa volta sul piano filosofico. Nell’intarsio dell’Allegoria del colle della Sapienza, realizzato su disegno del Pinturicchio, si vuole rappresentare il contrasto tra l’instabilità della fortuna e la quiete della sapienza. La prima, che troviamo in basso a destra, è raffigurata come una donna in bilico tra una barchetta ondeggiante e una sfera. In alto nella scena troviamo invece i filosofi Socrate e Cratete immersi nei fiori. Quest’ultimo fa un gesto eloquente: butta via tutte le ricchezze che possiede. Fra questi due poli principali si muovono dei saggi che, partendo da una vita regolata dalla fortuna (e quindi anche dalla sfortuna) decidono di incamminarsi sul colle della Sapienza dove troveranno Socrate e Cratete in pace. Il messaggio comunicato è chiarissimo: “Gente non vi affidate alla volubilità del caso e del denaro, la vera pace si ottiene con il sacrificio e la ricerca della saggezza”. Non è possibile quantificare quanti negli anni hanno potuto recepire l’invito filosofico, visto che l’ignoranza la faceva da padrona fra la gente comune. Quello che è certo è che il principio di fondo resta valido anche ai giorni nostri. Potrebbe essere, lo diciamo tra il serio e il faceto, un’ottima pubblicità per limitare il gioco d’azzardo e la ricerca di “fortune” facili.
Quelle che abbiamo descritto sono solo due delle infinite suggestioni che il pavimento del Duomo di Siena può provocare. Il bello di una tale opera d’arte e della sua eternità sta tutta lì, nell’essere causa perpetua di pensieri morali ed estetici in tutti noi, senza distinzione di censo o di conoscenze culturali.
Emilio Mariotti
foto: Velvet Photographer
Il pavimento sarà visibile al pubblico fino al 27 ottobre 2015 e la tavola di ‘Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia’ è legata ai temi e al percorso dedicati ad Expo 2015. Questo è il primo di una serie di itinerari specifici che offriremo ai nostri lettori