Con il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio (Dpcm) che, da un giorno all’altro, dispone la chiusura di musei, monumenti e mostre – luoghi dove è davvero difficile che ci possano essere assembramenti pericolosi per l’aumento del numero dei contagi – si rende vano ogni tentativo di attività e di programmazione nel campo del turismo culturale.
E la prevedibile incertezza dei prossimi mesi, con aperture e chiusure decretate a poche ore, avrà l’effetto di paralizzare ogni azione, soprattutto per le mostre, che hanno costi notevoli e tempi lunghi di organizzazione.
Per questo è forse meglio uscire da un’attualità così avara di buone notizie e seguire il lavoro della Organizzazione mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (Unwto) che ha deciso di elaborare un documento dedicato ai turisti del 2030-2040, quando speriamo di avere un decennio di crescita costante come quello interrotto bruscamente a marzo 2019.
Lo studio (https://www.unwto.org/investment/unwto-investment-guidelines-SA1?fbclid=IwAR3BFIVPRt86WRON_4NJgOv0mUzvl10lc8Ic6i4-xOHpXQ0bfqHjmy2dnNw) non rappresenta, naturalmente, una fuga dalla realtà attuale, ma anzi vorrebbe sollecitare soggetti pubblici ed operatori privati a lavorare adesso per quello che avverrà fra 10 anni, quando Millennials e Generazione Z (cioè coloro che sono nati dopo il 1981) saranno la quota maggiore della popolazione, circa 5 miliardi sui 9 miliardi di abitanti previsti sul pianeta Terra.
Posso dirlo? Non mi sembra un un turismo poi così diverso da quello attuale, e quindi tante cose possono tranquillamente essere costruite oggi, o non appena ritorneremo ad avere fiducia, certezza e qualche soldo disponibile per investire nel futuro.
Lo studio della Unwto ci dice che “ci sarà un allontanamento dalle esperienze tradizionali e verso esperienze più personalizzate”, quello che Josep Ejarque, in un recente webinar sulla pagina Facebook di FTourism, ha sintetizzato in “rivolgersi a tutti, ma parlare ad ognuno”, ovvero proposte personalizzate per ciascun potenziale turista, non essendo più possibile costruire gruppi omogenei di pubblico. Ognuno di noi è se stesso e basta.
Lo studio aggiunge che “visti gli impatti della pandemia, c’è stata una crescente richiesta di trasparenza per quanto riguarda i protocolli sanitari, la sicurezza, i dati e la protezione durante i viaggi e nelle destinazioni finali”, che mi appare un modo molto elegante per dire che l’onda lunga del Covid-19 rimarrà ben sedimentata nella memoria – e nell’attenzione alla sicurezza sanitaria – di chi ci è passato in mezzo.
Infine, “i nuovi comportamenti dei consumatori stanno plasmando i mercati del turismo e rappresentano un’opportunità unica per implementare soluzioni innovative. Questi nativi digitali richiedono tecnologie come: 5G, servizi di base cloud o intelligenza artificiale. Tutto ciò offre una maggiore velocità di accesso alle informazioni, una maggiore intuitività nelle interazioni la possibilità di prolungare un’esperienza turistica prima e dopo un viaggio”.Cose che ho iniziato a leggere quasi dieci anni fa…
Roberto Guiggiani
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