“L’attacco sguaiato della Ferretti alla compagine civica guidata da Pacciani (che secondo lei sarebbe “destrorsa”) e l’ennesima accusa nei confronti del sottoscritto (foriero di presunto odio e di veleno contro il Pd!) è il colpo di coda, a pochi minuti dalla sconfitta, di una candidata che proprio non riesce a comprendere i propri errori”.
A scriverlo, nel proprio sito, è Pierluigi Piccini che ha risposto così alle affermazioni di Anna Ferretti espresse ieri, mentre commentava l’esito del ballottaggio.
Ferretti, ha aggiunto Piccini nel suo intervento, “ha dovuto constatare che molti elettori di sinistra hanno cercato rifugio in una compagine civica, non hanno votato o hanno annullato la scheda. Ci sarebbe da chiedersi perché, invece di continuare a usare toni sprezzanti nei loro confronti, come invece ha fatto per tutta la campagna elettorale la Ferretti. Disprezzo che ha determinato persino un risentimento, da parte di alcuni elettori, nei confronti della candidata e dello stesso Pd. Viceversa, si vuol far credere che, quanto accaduto, sia come il frutto di un perfido calcolo, di un complotto (così si crea l’alibi della sconfitta)”.
“C’è poi l’aggravante del sottoscritto accecato dalla presunta acredine nei confronti del Partito Democratico, sebbene i fatti dimostrano il contrario- ha continuato Piccini-. Nel 2018 la lista Per Siena si è schierata al secondo turno con il centrosinistra, vedendo in Valentini un possibile alleato contro il trasversalismo tuttora imperante, allora incarnato da De Mossi. Ci fu, quindi, l’“apparentamento” con un patto firmato durante il ballottaggio”.
“Di grazia, ma di quale odio si blatera? Giova ricordare che a quel punto i voti di una parte dello stesso Pd più meno consistenti e (o) di alcuni personaggi del “groviglio” che oggi al secondo turno hanno sostenuto la Ferretti, votarono per la destra ha puntualizzato Piccini-. In questi cinque anni Per Siena ha fatto innumerevoli volte fronte comune con il Pd in consiglio comunale, contribuito all’elezione di Franceschelli alla presidenza della Provincia dove oggi Per Siena è in maggioranza con Bussagli, ha appoggiato con non poche difficoltà Giani, ha atteso che il Pd fosse consequenziale alla decisione di Enrico Letta di unire il partito al civismo, rinunciando al proprio simbolo. Saremmo noi i rancorosi-si chiede-? La verità è altrove: nei veti incrociati che contraddistinguono da anni l’operato dei dirigenti del Pd senese, che ancora una volta hanno vinto su ciò che sarebbe stato utile fare”.
“Non si spiega in altro modo perché il civismo sia diventato da potenziale alleato a nemico (persino un capro espiatorio, per la Ferretti). Per Siena sarebbe dovuta essere stata la prima lista ad essere invitata a un tavolo per discutere il da farsi nella campagna elettorale ormai alle spalle-si legge nella riflessione.. Tuttavia l’invito non c’è mai stato, forse per qualche divieto che ha pesato sulle scelte del Roncucci. A quel tavolo avremmo proposto una soluzione come quella di Brescia, del resto la firma dell’allora segretario nazionale del Pd, posta in calce a un documento presentatogli da altri civici, andava in questo senso”.
“Il fatto di restare indipendenti e di aver scelto un proprio candidato ha suscitato la reazione tipica: se non sei con me, anche se mi hai aiutato, diventi automaticamente “destrorso”. In realtà abbiamo cercato di realizzare una primavera civica prima con Valentini (in caso di vittoria avremmo avuto un grandissimo peso politico in consiglio comunale) e poi con Pacciani. Almeno, ci abbiamo provato (e ci riproveremo) – assicura Piccini-. In questo caos ci potrebbero essere le premesse per fare chiarezza (avviare una riflessione) fino in fondo nel Pd e perché no, usare argomenti più convincenti rispetto a, “chi è contro di noi è di destra”, oppure “è carico di odio e di rancore””.
“Senza tralasciare la “meravigliosa” affermazione sempre della Ferretti durante il ballottaggio: “Le richieste del Polo Civico sono già contenute nel nostro programma”. Come dire, di voi non abbiamo bisogno, per poi continuare nella critica costante contro il civismo e dimenticando che l’avversario da battere fosse la Fabio. Noi avremmo sperato negli attacchi anche contro il falso civismo di un Montomoli (il vero innovatore) o di un Castagnini-conclude -. Già, ma come sarebbe stato possibile? Al secondo turno c’è sempre bisogno di voti. Voti che potenzialmente sarebbero potuti venire da un Marzucchi in versione Montomoli, o da qualcuno del “tradito” Castagnini. Tuttavia alla fine mancano sempre i coperchi, mentre di pentole in tutti questi anni il Pd ne ha fatte troppe”.