Non esiste una statistica precisa ma sono tanti i malori e patologie correlate che vengono accusati dai lavoratori che d’estate, con le alte temperature sono impegnati nei lavori all’aperto in settori come l’edilizia e l’agricoltura ma anche per chi opera in ambienti chiusi non adeguatamente climatizzati.
Uno stato di idratazione inadeguato, combinato allo sforzo fisico e a ritmi di lavoro impegnativi, aumenta significativamente il rischio di sviluppare situazioni di rischio da calore specialmente in presenza di altre patologie preesistenti. Nei casi più gravi la situazione può concludersi in modo drammatico anche con degli infortuni. Inoltre la condizione di stress termico è in grado di indurre deconcentrazione e disattenzione durante il lavoro e conseguentemente incrementa il pericolo.
“Per ridurre questo rischio è fondamentale la prevenzione che passa attraverso il rispetto degli obblighi da parte dei datori di lavoro oltre alla responsabilità del singolo”, spiega Domenico Viggiano direttore Area Dipartimentale della prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro dell’Asl Toscana sud est – che aggiunge: “I fattori che contribuiscono all’insorgenza delle malattie da calore sono proprio l’esposizione diretta al sole o a temperature elevate, il basso consumo di liquidi, l’assenza di aree ventilate o con movimento d’aria limitato, l’attività fisica intensa, e le condizioni individuali di suscettibilità al caldo”. Per difendere la salute dei lavoratori dalle ondate di calore a livello normativo c’è un decreto legge, il D.lgs 81/2008 che riporta le misure fondamentali e poi ci sono “Le linee di indirizzo per la Protezione dei lavoratori dagli effetti del calore” redatte dal laboratorio di Sanità Pubblica dell’Asl Toscana sud est concordate con i servizi Pisll (Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro), Regione, e trasmesse alle associazioni degli imprenditori, sindacati e gli iscritti alla Rete Regionale RLS (Rappresentanti Lavoratori per la Sicurezza).
“Secondo queste norme ogni datore di lavoro – precisa Viggiano – deve per prima cosa valutare il rischio e designare una persona formata sui pericoli e le misure di tutela da adottare presente nel luogo di lavoro. Nessun dipendente deve stare solo al caldo perchè in caso di sintomi di malattie da calore ci deve essere sempre qualcuno che possa chiamare il 118 e prestare il primo soccorso. È poi molto importante rendere disponibili e accessibili acqua e aree ombreggiate per le pause, deve essere disponibile acqua fresca potabile e si consiglia di bere circa un litro d’acqua ogni ora facendo massima attenzione al proprio livello di idratazione. Inoltre devono essere forniti ai lavoratori adeguati indumenti da lavoro, ad iniziare dai cappelli, poi abiti leggeri e scarpe di protezione di modello estivo. I turni di lavoro – continua – devono essere pianificati per ridurre il rischio di esposizione al calore dei lavoratori, fare quando possibile delle brevi pause e infine – conclude il direttore dell’Area Dipartimentale – mettere in campo adeguate attività di formazione sullo stress termico”.