Enoturismo 2025: Toscana al vertice, ma servono strategie per attrarre i giovani

L’enoturismo, il cibo e il vino sono diventati ormai il primo motivo di viaggio, superando il turismo culturale ai monumenti e ai siti d’arte. Il valore del mercato mondiale è stimato in 11,5 miliardi di dollari, che entro il 2030 potrebbero diventare 40; l’Europa ne rappresenta il 30%.

È questo il nuovo scenario, tracciato dal Rapporto sul turismo enogastronomico del 2025, curato da Roberta Garibaldi (presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico) e presentato martedì 11 novembre al Bto-Be Travel Onlife di Firenze. Per la prima volta, si indaga sui turisti internazionali, provenienti dai principali Paesi: Usa, Francia, Regno Unito, Svizzera, Austria e Germania.

L’Italia è identificata come il paese di riferimento del turismo di cibo e vino, da più del 50% dei turisti tedeschi, svizzeri/austriaci e americani. Solamente i francesi la scelgono ancora per i monumenti storici e le bellezze artistico culturali. Punti di attrazione sono le esperienze di vita in soggiorni rurali, in luoghi incontaminati, ma anche la visita a mercati e supermercati locali, e ricerca di trattorie tipiche e soggiorni rurali.

Si cerca quell’autenticità dove il cibo, tra memoria e racconto, crea un legame con luoghi e persone. Una buona notizia in un momento in cui si parla di sovraffollamento turistico di alcune zone. La regione più attrattiva dello Stivale risulta essere la Toscana, per il 69% da Stati Uniti e Francia e per il 66% da Svizzera-Austria, seguita da seguita dalla Sicilia (66% Francia e 62% Stati Uniti) e Sardegna (63% Francia).

Le destinazioni più ricercate sono il Chianti in Toscana, seguita dall’Etna in Sicilia, ma non mancano Montepulciano, Montalcino, le Cinque Terre etc. Come vengono scelte le mete? Tramite il passaparola di amici e parenti, oppure tramite la ricerca su intelligenza artificiale. I giovani di 25- 30 anni prediligono i canali social, in particolare YouTube e Tik Tok, e costituiscono la fascia più importante sulla quale investire.

L’Italia, benché vanti un patrimonio enogastronomico e culturale tra i più ricchi al mondo, è abbastanza impreparata: sono poche le aziende enoturistiche italiane presenti su TikTok o YouTube. Occorre dunque lavorare per attrarre le nuove generazioni, cambiando linguaggio e magari investendo su creatori digitali giovanissimi, ambasciatori di territori e storie dedicate alle varie piattaforme social.

Stefania Tacconi