Ci siamo mai chiesti che ruolo gioca nella nostra quotidianità, il tempo d’attesa davanti al semaforo rosso? Chi prende la macchina per spostarsi, probabilmente si interfaccia a più d’una pausa rossa nell’arco di ogni giornata.
Il rosso è percepito nel nostro immaginario come una sfortuna, uno stop forzato al ritmo imperante che domina le nostre giornate, un’attesa inutile che ci toglie punti a favore nella nostra gara a due contro il tempo. Intrufolando lo sguardo oltre il finestrino del veicolo a fianco, è possibile studiare l’anatomia del comune guidatore in attesa del verde: il torace si gonfia, implorando in un lungo sospiro l’arrivo di un po’ di pazienza, la mano sinistra si stacca dal volante per indicare quel coglione che gli sta davanti o di lato, la testa si muove a destra e a sinistra in segno di sconforto e lo sguardo inferocito sogna d’essere un lanciafiamme in azione.
Nella giornata di ieri, all’incrocio in Pescaia, l’attesa del verde ha avuto la possibilità d’essere vissuta in maniera differente. Nel tempo del rosso, una ragazza attraversava le strisce pedonali praticando attività di giocoleria e chiedendo poi alle macchine in attesa un’offerta libera da riporre nel cappello.
Questa ragazza ha offerto uno spettacolo d’arte in minuti altrimenti sprecati, o peggio ancora, riempiti da sbuffi e ingiurie contro gli altri guidatori. Chissà, ha magari strappato un sorriso a chi si stava andando incontro a una delle proprie giornate più dure, trasformando un’attesa estenuante in un minuto leggero e giocoso. Ciò che è sicuro è che ha offerto un servizio alla comunità: uno spettacolo d’arte di cui il conducente poteva decidere se goderne o meno, e a quale prezzo.
In alcuni account social senesi sono stati postati commenti sprezzanti verso la performance della ragazza. Ennesimo indice del fatto che il tempo d’attesa al semaforo si configura come un tempo di rabbia e in cui le frustrazioni personali ottengono sfogo sull’altro, un altro a caso. Sputare pillole di negatività è una valvola di sfogo immediato, ma che ben presto ci si ritorce contro.
Una cosa che spesso non ci viene insegnata, è che guardare al mondo con rabbia e disprezzo non fa male all’altro, ma a noi. Siamo noi, la principale vittima a soccombere sotto il nostro sfogo.
L’arte è tutto ciò che abbiamo, per esercitarci al difficile compito di scorgere la meraviglia, salvagente umano contro il pericolo cocente di una visione piatta e cinica. E perché non allenarsi, anche nel tempo di un semaforo rosso?
Giada Finucci