Espulso per una bestemmia, i genitori: “Nessuna imprecazione, nostro figlio uscito dal campo in lacrime”

Un rosso arrivato per una presunta bestemmia detta durante la partita la scorsa domenica. Ma il ragazzo, calciatore del Tressa, ha negato fermamente di aver imprecato: è quanto sarebbe accaduto durante una partita tra Castellina Scalo e A.S. Tressa e viene raccontato in una lettera aperta dai genitori Simone Galeazzi e Serena Pasquini.

“Durante un incontro corretto e ben giocato dal Tressa, avanti 3-0, al 25esimo del secondo tempo la nostra squadra ha ottenuto una punizione dal limite dell’area – spiega –. Giulio, unico mancino del gruppo, si è avvicinato al pallone con l’entusiasmo di chi desidera contribuire ancora alla prestazione della squadra. Mentre sistemava la palla a terra ha commentato ad alta voce le condizioni del terreno di gioco. È stato allora che l’arbitro, impegnato a posizionare la barriera, si è girato all’improvviso correndo verso di lui ed estraendo il cartellino rosso. Alla richiesta di spiegazioni, nostro figlio si è sentito accusare di aver pronunciato una bestemmia: un’affermazione che ci ha lasciati increduli, così come lui. Le proteste — anche animate — di un allenatore sono costate un’ulteriore espulsione”.

“Siamo consapevoli che gli errori arbitrali fanno parte del calcio. Lo insegniamo a nostro figlio da sempre: sbagliano i giocatori, sbagliano gli allenatori e possono sbagliare gli arbitri, sempre in buona fede. Accettare l’errore è parte dello sport – continua –. Tuttavia, ciò che fatichiamo ad accettare come genitori è la vergogna che un ragazzo di tredici anni ha provato per qualcosa che non ha fatto e che non fa parte del suo modo di essere. Abbiamo visto Giulio uscire dal campo in lacrime, incapace di capire come potesse essere finito al centro di una situazione tanto ingiusta”.