Europee, Coldiretti Siena incontra il candidato della Lega ed espone i cinque punti cardine del sistema agricolo

In previsione delle prossime elezioni europee in programma il 22 di maggio si è tenuto a Siena l’incontro tra il direttore di Coldiretti Siena Simone Solfanelli e il professor Antonio Maria Rinaldi, candidato alle prossime elezioni europee per la Lega. Un’occasione in cui è stato illustrato al candidato il documento “La visione europea di Coldiretti per il sistema agricolo e agroalimentare”, al cui interno ci sono gli impegni che Coldiretti chiede vengano assunti dai rappresentanti italiani a Bruxelles. I temi centrali del confronto sono stati: la difesa delle risorse della PAC, l’obbligo di etichettatura a garanzia dei consumatori, la revisione degli accordi commerciali ad iniziare dal CETA e la tutela del suolo e dell’ambiente. Alla fine dell’incontro Antonio Maria Rinaldi ha assicurato il suo impegno a favore della valorizzazione dell‘agricoltura italiana.

Il documento predisposto dalla Coldiretti in vista delle prossime elezioni europee è articolato in cinque punti cardine fondamentali da portare in Europa, e sarà presentato a tutti i candidati delle forze politiche in lizza sul territorio nazionale.

1. Riaprire la discussione sull’obbligo di indicare in etichettatura l’origine degli ingredienti agricoli

Il numero di Paesi che sta andando in questa direzione e l’esigenza sempre più diffusa tra i consumatori di conoscere la provenienza dei prodotti agricoli alla base del cibo che consumano, impone che la norma sia prontamente approvata.

2. Difesa delle risorse per l’agricoltura

L’idea che sia il settore agricolo a pagare il conto per la Brexit o a fare spazio a nuovi interventi europei non è accettabile. In questo senso Coldiretti  chiede un impegno esplicito a chi si candida a rappresentare l’Italia in Europa per una ripartizione delle risorse tra i Paesi membri che sappia riconoscere il valore delle diverse agricolture dell’Europa, valorizzando criteri come il valore aggiunto e l’occupazione.

3. Eliminazione del codice doganale per identificare il made in

Il codice doganale – che definisce come “luogo di origine” dei prodotti il Paese in cui è avvenuta l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale – non può più essere una cassetta degli attrezzi con cui costruire opacità. In tal senso occorre l’apertura di un cantiere per la modifica del modello di regolamentazione europea che deve diventare uno strumento trasparente e finalizzato alla creazione di fiducia. Per ricomporre un quadro di trasparenza verso i consumatori e di sana competizione tra gli imprenditori del settore, è necessario revisionare la classificazione doganale che fa riferimento al principio di ultima trasformazione sostanziale, definendo nuovi sistemi classificatori coerenti con l’esigenza di comunicare al mercato chi, dove e come ha contribuito a produrre quello che mangiamo.

4. Revisione degli accordi bilaterali di libero scambio

La Coldiretti è consapevole dei benefici che derivano dalla possibilità di eliminare gli ostacoli tariffari e consentire una più fluida circolazione delle merci. Tuttavia anni di conquiste dei consumatori europei non possono essere pregiudicate da meri interessi commerciali. Vengono richieste quindi che la revisione e la stipula degli accordi commerciali si ispirino al principio di reciprocità. Ossia quello che non è consentito in Europa perché potenzialmente dannoso per i consumatori, per i lavoratori o per l’ambiente non può essere fatto entrare da un portone laterale. Si crede, quindi, nella necessità di coinvolgere le organizzazioni agricole più rappresentative nella costruzione degli accordi commerciali e nella loro valutazione.

5. Standard produttivi analoghi per tutti

E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. Ciò è del resto in linea con lo storico e recente pronunciamento della Corte dei Conti Europea sul mancato rispetto nei cibi di provenienza extraUe degli stessi standard di sicurezza Ue sui residui di pesticidi.