Siena

Fabrizi rompe il silenzio: “Senza miopìe del passato, oggi Banca Mps sarebbe grande. E anche la Fondazione”

Vista l’importanza che sta occupando la cessione di Banca Monte dei Paschi nel dibattito pubblico, Pier Luigi Fabrizi, presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena fra il 1998 ed il 2006 ha voluto rilasciare una nota ufficiale in merito alle strategie adottate in quell’epoca. Di seguito il testo integrale:

“Avendo avuto l’onore di essere Presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena (BMps) dall’estate del 1998 alla primavera del 2006, sento la necessità, dopo anni di deliberato silenzio, di portare la mia testimonianza per contribuire alla ricostruzione dei fatti di quell’epoca. Nel tempo della mia Presidenza, BMps ha seguito due diverse strategie: prima quella del polo aggregante federativo, poi quella di una possibile fusione con la Banca Nazionale del Lavoro.

Ebbene: alla prima vanno ricondotte le acquisizioni del controllo della Banca Agricola Mantovana (linea geografica di espansione il Nord Est) e della Banca del Salento (linea geografica di espansione il Sud Est) nonché altre acquisizioni di minoranza (Cassa di Risparmio di San Miniato, Banca Popolare di Spoleto, Banca del Monte di Parma), la cessione del controllo della Cassa di Risparmio di Prato (un evidente doppione territoriale), la mancata acquisizione della Banca Regionale Europea (linea geografica di espansione il Nord Ovest); alla seconda vanno riferite la cessione della partecipazione nel capitale dell’allora San Paolo-IMI e l’acquisto dalla Banca Popolare di Vicenza di una quota di partecipazione nel capitale della citata Banca Nazionale del Lavoro con conseguente partecipazione alla sua governance (tra l’altro tramite il mio diretto coinvolgimento nel Consiglio di Amministrazione).

Tutte operazioni, quelle appena descritte, di natura esclusivamente industriale e condotte con obiettivi e logiche di mercato, alcune di successo altre meno come sempre accade quando si opera e si sceglie e, soprattutto, quando il giudizio si fonda sul senno di poi.

Rispetto ad esse solo tre puntualizzazioni: l’operazione della Banca del Salento fu decisa sia, come scrivevo prima, per aumentare la presenza della Banca Monte dei Paschi di Siena nel Sud Est, sia per avviare (all’epoca quella Banca e il suo management erano considerati all’avanguardia da parte di tutto il mercato bancario) una politica di diversificazione dei canali di distribuzione, segnatamente attraverso l’acquisizione, oltre ai tradizionali sportelli, della rete di promotori finanziari di cui la Banca del Salento disponeva e di cui BMps era totalmente priva; il tutto realizzando la transazione previa due diligence con partecipazione alla data room aperta dalla medesima Banca del Salento, effettuando numerosi passaggi in Consiglio di Amministrazione e con pagamento finale metà per cassa, metà per carta, cioè con azioni BMps messe a disposizione dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena (FMps), che in questo modo aveva avviato un processo di graduale e progressiva riduzione della partecipazione nel capitale di BMps, processo che poi purtroppo si è interrotto per le ragioni di cui al punto successivo; l’operazione della Banca Nazionale del Lavoro non ha potuto essere portata a compimento in quanto bloccata da miopie politiche locali e nazionali ascrivibili, le une all’incredibile unanimismo nel perseguimento della strategia di non voler scendere (tramite la FMps) sotto il 50,0% del capitale di BMps, le altre al timore che BMps  diventasse un primario player nazionale; due cose sono certe: la prima è che la Banca Nazionale del Lavoro era ed è un’ottima banca; la seconda è che se quell’operazione non fosse stata impedita dalle suddette miopie, BMps avrebbe risolto una volta per tutte il problema della crescita dimensionale e la FMps avrebbe partecipato come protagonista al controllo di una grande banca; i risultati complessivi di tutto quanto avvenuto nel periodo storico considerato sono ovviamente compendiati nel bilancio 2005 di BMps, presentato all’assemblea degli azionisti dell’aprile 2006, i cui dati e le cui relazioni di accompagnamento fotografano lo stato di salute e l’indipendenza strategica di BMps all’epoca.

Detto tutto questo solo per rispetto della storia, un augurio con tutto il cuore a BMps perché abbia un futuro degno del suo passato”.

emanuele giorgi

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emanuele giorgi

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