Tra i comportamenti prosociali, intesi come tutte quelle azioni volte a produrre effetti benefici su altre persone, il volontariato rappresenta la via maestra.
Gli psicologi studiano da sempre questo modo composto da persone che prestano aiuto ad altre, che si mettono al servizio di sconosciuti al fine di migliorarne le condizioni di vita. Il volontariato può essere considerato una tra le fondamentali risorse di supporto per molte persone nella nostra comunità.
I primi beneficiari sono le categorie più fragili: bambini, senzatetto, portatori di handicap sia fisico che mentale, anziani e molti altri. Inoltre, fare del bene fa bene anche alle stesse persone che prestano aiuto. Recenti studi hanno dimostrato che prestare il proprio tempo, risorse e le proprie energie ad azioni di volontariato migliora la salute, diminuisce la possibilità di sviluppare sintomi depressivi e conduce a una vita più lunga proprio in chi da aiuto.
In qualità di psicoterapeuta, non di rado, mi trovo a prescrivere a certi pazienti di impegnarsi in azioni di volontariato, proprio in ragione dei suddetti benefici. Tuttavia, bene fare attenzione: il volontariato non può essere imposto. In tal caso potremmo correre il rischio di danneggiare la motivazione delle persone, mettendo a repentaglio il loro stesso interesse intrinseco nei confronti quella attività.
Ogni qual volta l’essere umano crede che il proprio comportamento sia causato da ragioni esterne, tende a sottovalutare le motivazioni che l’avevano spinto a intraprendere quella stessa attività.
Pertanto ogni nobile azione nei confronti di altri, quale appunto l’attività di volontariato, è bene che nasca e venga portata avanti in modo libero, sulla base di spinte interne: chi farà così, tenderà ad intraprendere le stesse più piacere e più a lungo nel tempo, facendo bene agli altri e se stesso. Le parole di Roy Disney: “fare volontariato fa bene all’anima e al cuore”.
Jacopo Grisolaghi – Psicologo e Psicoterapeuta – www.jacopogrisolaghi.com