Il 2 novembre 1624, su iniziativa del granduca di Toscana Ferdinando II, viene istituito legalmente il “Monte non vacabile de’ Paschi della Città e Stato di Siena”: “non vacabile”, perché i depositanti non potevano ritirare i capitali a loro volontà in misura tale da causare deficienze di fondi per le operazioni di credito; “de’ Paschi”, in quanto il fondo di garanzia dell’istituzione era costituito, in gran parte, dalla capitalizzazione delle rendite demaniali dei pascoli della Maremma. Il proposito era quello di rimediare alle tragiche condizioni in cui si trovavano la città e i territori senesi dopo la guerra e la caduta della Repubblica. Nell’atto di fondazione si legge: “Dal Magistrato si deve avere principale cura che il denaro si dia a chi sa impiegarlo più utilmente a pro delle case loro o a beneficio di negotij di campo, come ancora di lana, di seta e d’altri di città”. I fondi sono costituiti da un prestito di 200.000 scudi di capitale e di 10.000 scudi annui, forniti dal granduca e garantiti, appunto, sopra le entrate annuali provenienti dalla Camera granducale del Magistrato de’ Paschi, cioè dall’amministrazione dei pascoli della Maremma, già proprietà dell’antica Repubblica. Le rendite del fondo concesse a prestito dal granduca dovevano essere divise in tante porzioni chiamate “luoghi di monte” e corrispondevano alle moderne obbligazioni, alienabili al prezzo di 100 scudi ciascuno,erano nominative e fruttavano 5 scudi ogni anno al compratore. Il nuovo Monte doveva funzionare assolutamente per non vivere il tracollo definitivo. Già il 4 marzo 1472 il Comune di Siena, su delibera del Consiglio Generale, aveva istituito un Monte di Pietà (Monte Pio), il cui scopo principale era quello di andare incontro, con prestiti a basso tasso d’interesse, alle esigenze delle classi meno abbienti; la sua sede era già nel castellare dei Salimbeni. Tuttavia, l’instabilità politica dei primi del Cinquecento e la fine della Repubblica ne aprì la crisi, fino all’intervento di riorganizzazione operato da Cosimo I de’ Medici nel 1568. Dopo aver avuto l’autorizzazione a prestare denaro agli allevatori di bestiame della Maremma nel 1574, l’ente diventò vera banca nel 1619, quando la Balia chiese di istituire un “altro Monte” per fronteggiare i crescenti bisogni dei cittadini. Nel 1783 le amministrazioni del Monte Pio e del Monte dei Paschi vennero fuse sotto la denominazione di “Monti Riuniti”. Nel 1872 fu assunta la denominazione di Monte dei Paschi e nel 1936, dichiarato istituto di credito di diritto pubblico, il Monte dei Paschi emana lo statuto rimasto in vigore fino all’agosto 1995, data in cui l’azienda bancaria è stata conferita in Banca Monte dei Paschi di Siena, costituita nella forma di società per azioni. La storia degli ultimi vent’anni sarà tutt’altra, ed è a tutti tristemente nota.
Roberto Cresti
Maura Martellucci