Quarantena finita con il tampone di controllo che ieri ha dato il risultato negativo. Per Mustafà al-Nazzal, suo padre Munzir, la mamma Zenyep e le sorelline inizia una nuova fase della loro permanenza in Italia, con la speranza che la normalità sia ancora più vicina.
Il padre ed il bambino (protagonisti di “Hardship of life”, la foto che racconta in dramma della guerra in Siria e che ha commosso il mondo) cominceranno nei prossimi giorni una serie di esami all’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena che sono anche propedeutici per il successivo percorso che si svolgerà al centro protesi di Budrio.
Le prime visite al policlinico di Siena sono già in programma questa settimana, verrà fatta una valutazione sanitaria per ricostruire la condizione clinica di Mustafà e delle sorelline. “Ringrazio il direttore generale delle Scotte Antonio Baretta che ha dato la massima disponibilità ed anche i primari dell’ospedale Salvatore Grosso e Mario Messina. Inoltre ringrazio VisMederi che si è messa a disposizione per far fare test gratuiti alla famiglia”, lo ha detto Anna Ferretti, referente della Caritas di Siena che gestisce l’abitazione dove Mustafà è ora ospite.
Negli scorsi dieci giorni la famiglia siriana ha iniziato le lezioni d’italiano grazie all’aiuto di una mediatrice culturale araba che da molto tempo vive a Siena. Su questo fronte si è mossa anche l’Università per stranieri di Siena che ha offerto ai cinque siriani lezioni private per imparare la nostra lingua . “Il nostro ateneo ha per scopo la costruzione del multiculturalismo ed ha lo scopo di costruire una società che sia fondata sull’amore per la diversità, sull’accoglienza e non sul conflitto”, così il rettore dell’Università per Stranieri Tomaso Montanari che ha aggiunto: “in questo sforzo simbolico di solidarietà facciamo la nostra piccolissima parte mettendo a disposizione ciò per cui siamo appunto nati: le lingue”
FOTO – DI PIETRO