Fine vita, Lojudice: “Serve un confronto nazionale”. Salvini: “A luglio in aula con una proposta comune”

“La vicenda ci lascia con una profonda amarezza ed è il segno di come sull’argomento del fine vita ci sia la necessità di un vero confronto a livello nazionale, lontano dai riflettori, che punti prima di tutto a ridare centralità alle cure palliative accompagnando il paziente non più guaribile nel tempo della sofferenza e del fine vita”, così il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana e vescovo di Chiusi, in merito al primo caso in Toscana – ed in provincia di Siena-  di suicidio assistito dopo l’approvazione della legge regionale.

“Di fronte alla malattia grave e alla sofferenza dobbiamo prima di tutto affrontare la questione con il massimo rispetto e con la nostra preghiera, ma certamente ci tengo a sottolineare il principio dell’inviolabilità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale”, ha aggiunto. “La solitudine e il dolore devono trovare rete a cui aggrapparsi. Il diritto alle cure palliative è un diritto fondamentale da garantire a tutti i pazienti e sono convinto che su questo ci sia ancora tanto da fare”, ha concluso.

“Ne esce fuori un messaggio di modernità”, Daniele Pieroni “è la prima persona che ricorre al suicidio assistito. E questo è un modo per dare risposte a tutte quelle persone che soffrono”. Lo dice il sindaco di Chiusi Gianluca Sonnini “Era una persona estremamente colta, svolgeva attività di scrittore e giornalista – afferma Sonnini-. La sua era una situazione complessa. E con grandissima dignità ha posto fine alla sua sofferenza, adottando il suicidio assistito come previsto dalla legge toscana, con un’applicazione impeccabile da parte dell’Asl Toscana sud est della normativa regionale e di quelle che sono le indicazioni della Consulta”.

“Arriveremo in Aula a luglio con una proposta comune”, ha ribadito il vicepremier Matteo Salvini ai cronisti che chiedevano conto dell’argomento.

Per il Governatore Eugenio Giani “è la dimostrazione più evidente di quanto la Regione con questa legge abbia momentaneamente colmato un vuoto. Che però non abbiamo la presunzione di riempire per sempre, perché è opportuna una legge nazionale che possa dar corso a un adattamento, in termini di legge, di quanto la Corte Costituzionale ha affermato sul piano dei principi”, ha dichiarato il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, a margine di una iniziativa.

“La legge toscana – spiega – in realtà non crea delle nuove condizioni, anche di disciplina, rispetto alla fine vita medicalmente assistito, ma si limita a tradurre in procedure obiettive, imparziali, neutre e per tutti uguali, quello che già la sentenza della Corte costituzionale, la 242 del 2019, ha affermato. La nostra è una legge che ha svolto un servizio: ha concretizzato ciò che la corte costituzionale ha stabilito sul fine vita medicalmente assistito”. Secondo Giani, quanto avvenuto “dimostra quanto sia vano il tentativo di dichiarare la nostra legge incostituzionale” perché la norma regionale fissa “una modalità organizzativa e operativa per dare a tutti le stesse condizioni” per accedere al fine vita “secondo la propria volontà che, in certe condizioni, porta a una scelta dolorosa ma chiaramente autodeterminata”.

“Da quello che so lui era una persona estremamente colta, svolgeva attività di scrittore e giornalista. Era consapevole, cosciente e determinata. La sua situazione era complessa. Con grandissima dignità ha posto alla sua sofferenza, adottando il suicidio assistito come previsto dalla legge toscana, con un’applicazione da parte dell’Asl della normativa regionale di quelle che sono le normative della Corte.