“Aperti per non chiudere più”. È questo lo slogan scelto per la campagna unitaria lanciata da Fipe Confcommercio e Fiepet Confesercenti in concomitanza con il Primo Maggio, festa internazionale del lavoro. Le due associazioni di categoria, che rappresentano i pubblici esercizi italiani, intendono così mobilitare anche l’opinione pubblica sul bisogno di una ripartenza totale e definitiva delle attività di settore e, più in generale, sulla necessità di una diversa gestione della pandemia, che non passi più dalle chiusure dei locali, ma che vada a colpire il pericolo dei contagi dove si trova realmente.
Per accompagnare il pressing sindacale arriva la campagna promozionale rivolta che prevede il coinvolgimento di tutte le attività di somministrazione con l’obiettivo di evitare un nuovo lockdown, dimostrando che non sono bar e ristoranti i luoghi di maggior diffusione dei contagi. Nelle locandine, affisse in vetrina da migliaia di bar e ristoranti in tutta Italia, alcune immagini provocatorie: l’interno di un locale con il servizio al tavolo e assembramenti in spazi pubblici e poi la domanda: “Dove ti senti più sicuro?”.
Marco Cioni, presidente Fipe Confcommercio Siena e Michele Vitale, presidente Fiepet Confesercenti Siena, dicono all’unisono: “Basta coi distinguo tra fasce di colore o tra servizio all’esterno o all’interno: ormai queste regole nella lotta al covid stanno sfiorando il ridicolo. Lo dimostra il fatto che nei mesi in cui siamo stati chiusi il numero dei contagi è addirittura aumentato. È evidente ormai a tutti, tranne che al governo, che non è nei nostri locali che circola il virus. Si vada piuttosto a vedere cosa accade altrove”.
Fipe e Fiepet continuano: “Con le sue disposizioni, ormai da oltre un anno lo Stato ha messo fuori legge i pubblici esercizi, che pure sono gli unici a poter garantire la somministrazione in piena sicurezza, con clienti controllati e controllabili e nel pieno rispetto dei protocolli vigenti. Ma chiudendo noi ha aperto la strada alla rete dell’illegalità fuori da ogni controllo. E gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. La categoria è vittima di un accanimento senza senso, che sta esasperando gli operatori. Prendiamo distanza dalle azioni di protesta violente e contro la legge che si sono succedute in queste settimane, ma non dalle ragioni che le hanno ispirate. Per questo motivo, tenendo fede al senso di responsabilità e al principio di muoverci sempre dentro la legalità, continuiamo ad aumentare la nostra attività sindacale nei confronti di tutti i decisori istituzionali, a livello territoriale come nazionale, affinché si facciano carico delle nostre richieste per una riapertura totale e definitiva dei pubblici esercizi, indipendentemente dalle fasce di colore. Puntando anche al superamento del concetto di ‘coprifuoco’ o, in stretto subordine, almeno al suo prolungamento alla mezzanotte. Siamo in buona compagnia nel chiederlo, visto che sia Anci che la conferenza delle regioni e province autonome si sono espresse favorevolmente in questa direzione”.