“Lokicode vuole semplificare la creazione di piattaforme di Smart contract in modo che questi possano essere stipulati in completa sicurezza senza il timore di essere hackerati”. È così che Federico Panisi, co-fondatore di Lokicode presenta la sua creatura, la start-up vincitrice del bando di concorso Ikigai, progetto storico di Fondazione Monte dei Paschi che eroga finanziamenti e borse di studio per aiutare i giovani nello sviluppo della loro carriera. Il progetto che i cinque fondatori hanno in mente, vuole vuole offrire alle società l’opportunità di utilizzare i cosiddetti Smart contract al posto di sistemi contrattuali più tradizionali.
“Da qualche anno uno dei topic più caldi è quello delle criptovalute – spiega Federico Panisi – e ciò che è emerso da quando il vaso di Pandora dei bitcoin è stato scoperchiato. Noi ci inseriamo in questo contesto storico della rete, che possiamo chiamare Web 3.0, una fase che vede gli utenti diventare proprietari di una parte dell’internet; in questo senso un token non è altro che un pezzo di informazione digitale”. “Le nuove infrastrutture – aggiunge – si basano proprio sugli smart contract, una formulazione che esegue determinate funzioni, secondo una logica A=B e che mette in relazione vari wallet e varie posizioni di domanda e di offerta. In parole ancora più povere, noi automatizziamo le operazioni di pagamento su internet”.
“Uno smart contract – prosegue il Ceo di Lokicode – è utile perché permette di bypassare tutti i costi collegati allo spostamento di denaro. Tuttavia, creare questi contratti digitali è tutt’altro che semplice: dei soggetti che vogliano generarne uno e utilizzare criptovalute si troverebbero dinnanzi barriere d’ingresso altissime e rischi di bug ed hackeraggio non indifferenti (solo nel 2022 sono stati rubati oltre 3 miliardi di dollari). Ed è qui che entriamo in gioco noi, facilitando la creazione di queste piattaforme in totale sicurezza”.
“I nostri cliente tipo – continua – non sono neanche le stesse aziende, al momento, ma gli ingegneri che hanno il compito di sviluppare gli smart contract. Oggigiorno chi lavora coi software non è in grado di sviluppare ogni cosa sviluppabile, anzi, i linguaggi informatici sono tutti diversi. Lo sviluppatore, quindi, conosce Lokicode e sa che noi permettiamo di creare questi smart contract tramite programmazione a blocchi. In questo modo lui sa cosa sta facendo, il nostro sistema traduce simultaneamente il linguaggio di codice in un linguaggio visuale in modo che anche il cliente finale si possa rendere conto di tutto quanto”.
“Per adesso ci interfacciamo con gli junior developers – conclude Federico panisi -, ovvero persone che già conoscono il mondo delle cryptocurrencies ma non hanno un livello tale di conoscenza per far tutto da sé. Nel lungo termine, il nostro obiettivo sarebbe quello di normalizzare questo tema, facendo in modo che anche i non programmatori possano accedere a queste tecnologie. Oggi c’è ancora tanta diffidenza su questo argomento, ma è naturale, dal momento che si parla di un’industria che ha poco più di dieci anni di vita”.
Emanuele Giorgi