Forno crematorio, Marchettini: “Stop alle attività. Una storia già scritta”

Sono trascorsi appena pochi mesi dall’inizio delle attività del nuovo forno crematorio del Laterino e la Regione Toscana, con un provvedimento di diffida ai sensi dell’art 278 del D.Lgs n152/06, a seguito della relazione del dipartimento Arpat di Siena del 12 gennaio, sulla base di campionamenti effettuati il fra il 28 e il 30 novembre 2022, ha ordinato l’interruzione delle attività di cremazione “per superamento dei limiti di emissione di diossine/dibenzofurani (PCDD/PCDF) e polveri”.

Questo è quanto scritto nella diffida, sì, proprio diossine e dibenzofurani, sostanze cancerogene, il cui nome è stato accuratamente evitato e omesso in tutti i comunicati circolati in questi giorni, nei quali l’amministrazione comunale si è limitata, attraverso il suo assessore alla Sanità, Francesca Appolloni, a parlare solo di emissioni.

Sfortunata è l’assessore Appolloni, che lo stesso giorno, proprio il 12 gennaio, con il suo comunicato stampa tranquilizzante, quanto mai vago e chiaramente privo di fondatezza, ha dichiarato: “I dati ad ora disponibili e tutte le altre valutazioni– spiega – disegnano un quadro di assoluta normalità per quanto riguarda le emissioni. Nessuna criticità, dunque, per quanto concerne ambiente e salute dei cittadini, che sono gli aspetti che ci interessano di più”. E continua: “Il Comune continua le operazioni di monitoraggio, attraverso gli uffici e i dati rilasciati da enti terzi, nell’interesse assoluto della collettività”.
Vorrei chiedere all’assessore quali “sono le operazioni di monitoraggio… e i dati rilasciati da enti terzi”?

L’assessore Appolloni ha perseverato nei suoi vaghi e fuorvianti comunicati stampa, mi riferisco a quello del 30 gennaio, in cui, nel tentativo di mettere una toppa, ora che la notizia dell’interruzione dell’attività del forno crematorio, imposta dalla Regione, è di dominio pubblico, ha cercato di attribuirsi il merito del controllo effettuato da ARPAT, dichiarando: “E’ stata proprio l’amministrazione comunale a coinvolgere Arpat per una valutazione oggettiva delle emissioni: il Comune di Siena prosegue dunque nel monitoraggio quotidiano sulle funzionalità del forno crematorio in gestione a una ditta privata”. Ma allora quale è il senso del suo precedente comunicato del 12 gennaio sulla “assoluta normalità per quanto riguarda le emissioni”? Se aveva incaricato ARPAT, che ha effettuato le misure nei giorni 28-30 novembre, l’assessore doveva sapere quanto stava succedendo o comunque aspettare l’esito delle misure! Ma forse ARPAT non è stata incaricata dal Comune? C’è una lettera di incarico che prova quanto da Lei affermato?

La comunicazione (e non l’informazione, attenzione!) dell’assessore Appolloni continua con le sue rassicurazioni, intervenendo anche sull’allarme suscitato dalle nubi acri e marroncine, che si spandevano da tempo sul cimitero e dintorni durante le cremazioni, facendo proprio il comunicato della ditta: “non si è trattato di emissioni nocive, ma di vapore acqueo, come specificato da lettera ufficiale della stessa ditta”!

Parliamo di comunicazione e non di informazione, un quadro veramente sconfortante, in cui ripeto, si sorvola sulla reale natura e pericolosità delle emissioni di diossine/dibenzofurani (PCDD/PCDF) e polveri, come chiaramente riportato nel provvedimento di diffida della Regione Toscana alla ditta, in cui è stata imposta non solo l’interruzione delle attività di cremazione dal giorno 13.01.23 ma sono state richieste una serie di molteplici azioni da eseguire entro 60 giorni dalla notifica del 12.01.23 per poter procedere di nuovo all’avvio delle attività. Ma nel comunicato dell’assessore anche queste azioni, sottolineo richieste dalla Regione per la ripresa delle attività, vengono riportate come quasi fossero volontà della ditta, di nuovo attraverso l’uso di frasi trite, contraddittorie e non veritiere “Lo stop attuale è arrivato appena i dati hanno raggiunto valutazioni non consone, ma comunque al di sotto delle soglie di emergenza” e ciliegina finale, pur di non nominare la parola diossine, l’assessore, così a caso, ci parla di ossidi di azoto, non citati nella diffida!

La salute dei cittadini non può essere tutelata quando si permette, all’interno di un contesto urbano, la costruzione di un forno crematorio e la sua gestione da parte di una ditta privata, che quadruplica il numero di cremazioni, e quindi le emissioni di sostanze pericolose come diossine e metalli pesanti. In tutto l’iter amministrativo e progettuale, nelle discutibili relazioni di valutazione di ricaduta degli inquinanti, analizzate insieme ad altri colleghi, ho riscontrato vaghezze ed errori grossolani, persino nelle unità di misura proprio delle diossine e simili, avvertendo l’amministrazione sulle anomalie e le carenze nelle carte presentate. Cosa ci si poteva aspettare? Tutto era già scritto e prevedibile.

Responsabile è la precedente amministrazione, che ha deciso e affidato la progettazione e la gestione di nuovo forno a una ditta privata e responsabile è l’attuale amministrazione, che l’ha portato a compimento, lasciando tutto nelle mani della ditta, senza tutelarsi e tutelare la cittadinanza. Non si trasforma un servizio così delicato in una mera attività economica, attraverso il discutibile strumento del Project Financing, poi le cose non tornano e chi ci rimette, alla fine, sono sempre i cittadini, quelli vivi, compresi i bambini della vicina scuola elementare Saffi e i bambini che giocano e scorrazzano nel sottostante Parco Oliveta.

Nadia Marchettini

Professore ordinario di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali, Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente

Università degli Studi di Siena