Un volume di 240 pagine dedicato ad uno dei più grandi orafi senesi ed una presentazione che per Guido Pratesi, rettore dell’Opera della Metropolitana , “inquadra l’importanza di Siena nel periodo quattrocentesco”.
Elisabetta Cioni e Gabriele Fattorini, storici dell’arte, hanno presentato, nella sala del Mappamondo di Palazzo Pubblico, il loro libro Francesco d’Antonio. Il reliquiario del braccio destro di San Giovanni Battista, Oreficeria a Siena al tempo di Pio II (Il catalogo contiene 200 illustrazioni grazie al contributo del fotografo Andrea Lensini) L’iniziativa culturale rientra nel programma di eventi organizzati per la la solennità della natività di San Giovanni Battista. Questa mattina, lo ricordiamo si è tenuta nel Duomo, l‘ostensione della Santa reliquia del braccio destro che sarà esposta alla pubblica venerazione dal 21 al 24 giugno, i giorni del Triduo della solennità della natività del Battista.
Proprio il sottotitolo del volume (“Il reliquiario del braccio destro di San Giovanni Battista, Oreficeria a Siena al tempo di Pio II”) spiega perché questa presentazione è stata collocata in questa particolare celebrazione. “Il libro nasce da un’idea di lunga data di Elisabetta Cioni. Per essere più precisi abbiamo iniziato a progettare dal tempo della grande mostra dedicata al primo Rinascimento senese che conteneva opere anche di Francesco d’Antonio- spiega Gabriele Fattorini-. Elisabetta ha chiamato anche me per scrivere un’apertura sui rapporti tra scultori e orafi rinascimentali. In occasione della mostra sul Rinascimento senese mi ero poi occupato di un oggetto che è lo sportello di un tabernacolo eucaristico attribuito a D’Antonio e che contiene lo stemma di Tommaso del Testa Piccolomini che fu buon amico di Papa Pio II”.
“Francesco d’Antonio fu l’orafo più importante a Siena nella prima metà del 400. In base all’analisi della sua produzione si può dire che sia stato allievo di Giovanni di Turino, altro orafo importantissimo, e anche che fu un personaggio che lavorò per le maggiori istituzioni cittadine: dal Comune, all’ Opera del Duomo, Santa Maria della Scala”, questo il commento di Elisabetta Cioni. “Il reliquiario del braccio destro di San Giovanni Battista è la sua opera principale che ci è rimasta ma nel libro analizziamo anche il reliquiario della cappa di San Bernardino: opera iniziata da Giovanni di Turino e portata avanti da D’Antonio secondo quelle che erano le indicazioni del suo maestro – continua-. Nel volume si possono trovare altre opere che si attribuiscono a D’Antonio come la Croce di Asciano”.
Durante la presentazione odierna Don Enrico Grassini, direttore dell’Ufficio Beni culturali dell’Arcidiocesi, ha ripercorso le vicende che portarono a Siena la reliquia del braccio di San Giovanni, definita da lui un “simbolo di immortale romanità”. Grassini esordisce: “La reliquia va ben oltre il suo valore spirituale e Siena fu al centro di un caso di politica internazionale”. Papa Pio II( il senese Enea Silvio Piccolomini ndr.), autore della donazione, “sapeva che l’invasione turca avrebbe deturpato le radici greco- romane della società occidentale” per cui la donazione della reliquia “mirava a donare dignità culturale a Costantinopoli, la Seconda Roma, erede della tradizione classica, caduta per mano degli Ottomani”.
MC