Dopo due anni difficili, fatti di protocolli rigidi e restrizioni dovute alla pandemia, il piccolo teatro della casa circondariale di Santo Spirito riapre le sue porte agli artisti che con i loro spettacoli si trovano a passare per Siena. Il primo ad accettare di buon grado l’invito è l’attore e doppiatore Francesco Pannofino, che nella mattinata di venerdì 15 novembre, in concomitanza con la prima senese dello spettacolo “Mine Vaganti” al teatro dei Rinnovati, ha deciso di concedersi senza filtri e senza copione agli ospiti della struttura.
Francesco Pannofino ha tenuto per più di un’ora un interessante scambio a 360 gradi con i detenuti (una trentina circa) del piccolo carcere: ha parlato dei suoi primi lavori per mettere da parte qualcosa (“er bibbitaro a lo stadio”), i primi esami alla facoltà di matematica (in quello stesso periodo ha assistito al sequestro Moro in via Fani) e della sua forte determinazione a inseguire il sogno di diventare attore che lo ha accompagnato fin dall’adolescenza, tra i primi mezzi successi e lo scetticismo del padre. Ha spiegato il dietro le quinte dell’arte del doppiaggio e del ruolo che questo ha avuto all’interno del cinema italiano dal neorealismo a oggi, delle sue prime performance in questo campo (è lui che ha doppiato Tom Hanks in Forrest Gump) e dei suoi recenti e altrettanto celebri cavalli di battaglia (George Clooney e Denzel Washington, solo per citarne un paio). Ma l’attore romano (d’adozione) in questo incontro non si è solo raccontato ma ha anche ascoltato con molta attenzione ed empatia le storie sfortunate di diversi detenuti, italiani e stranieri, culminate in un momento emotivamente molto intenso della lettura di una poesia autoreferenziale di un ragazzo in napoletano.
Prima di congedarsi, Pannofino ha parlato agli ospiti di Santo Spirito dello spettacolo che sta portando in giro per l’Italia, Mine Vaganti, dove interpreta il ruolo del padre (quello che nell’omonimo film di Ozpetek appartiene a Ennio Fantastichini) spiegando la stringente attualità e la delicatezza del tema affrontato. Il tempo, come sempre, è volato ed è arrivato il momento dei saluti. L’attore ha stretto le mani a tutti i detenuti intervenuti all’incontro e si è concesso con la semplicità e l’autenticità che lo contraddistinguono alle ultime foto e alle ultime battute con i presenti. Il progetto “Artisti dietro le sbarre”, nato dalla collaborazione della casa circondariale e del Cpia1 di Siena, non poteva iniziare meglio.
Claudio Marini