Si è tenuta ieri pomeriggio un’interessante intervista con Niccolò Bacarelli e Gennaro Groppa in compagnia del professore Francesco Ricci, docente del Liceo Classico Piccolomini di Siena e autore di diversi libri. Ricci ha fornito diversi spunti molto interessanti parlando di come la lettura possa essere un supporto alla ‘disintossicazione’ dai social.
“Questo tempo nel quale siamo obbligati a stare a casa, può essere impiegato da un lato per recuperare certi legami in famiglia come il rapporto tra i genitori e i figli – commenta Francesco Ricci -. Dall’altro lato, anche per leggere e ritrovare quei minuti di concentrazione, di tempo stretto, di legame con un testo scritto. La lettura è una forma per trascorrere il tempo, ma per i ragazzi più grandi è anche un’occasione per riflettere e vivere esperienze attraverso i personaggi dei romanzi. Ritrovare quella relazione introspettiva troppe volte assente, complice forse il troppo tempo impiegato a navigare nei social”.
Il professor Ricci, come tutti i docenti, in questo periodo si sta cimentando nel rapporto della cosiddetta tele didattica a distanza, metodo di istruzione che ormai sembrerebbe continuare fino alla fine dell’anno scolastico. Anche Ricci esprime alcune perplessità al riguardo.
“Faccio delle lezione a distanza tramite una piattaforma digitale – continua il professor Ricci -, ci sono però dei ragazzi che non riescono a connettersi, complice una rete internet ormai sovraccarica. La didattica a distanza è un’esperienza alienante, purtroppo però non ci sono altri metodi. Resta il fatto che in questa situazione di emergenza, non possiamo caricare di compiti i nostri alunni”.
“Io spero, e ne sono convinto, che una volta finita questa terribile esperienza, questa idea della tele didattica venga definitivamente accantonata – conclude il professore -. Perchè la scuola racchiude appieno l’idea di relazione, lo stare insieme. Tra l’altro la classe è rimasta uno dei pochi luoghi dove le persone veramente si incontrano. Quindi: affrontiamo questa emergenza sanitaria e poi dimentichiamola per sempre”.
Niccolò Bacarelli