“Le ultime notizie riguardo all’indisponibilità da parte del Comune a firmare il percorso di statizzazione dell’Istituto Rinaldo Franci non sono una novità, ma purtroppo ci stupiscono ancora, tanto è il senso di indifferenza verso un patrimonio della vita culturale, sociale ed economica mostrato dalla massima Istituzione rappresentativa della Città. Sono mesi che l’amministrazione comunale, con toni sprezzanti e con atti istituzionali gravissimi, colpisce il nostro Istituto, uno dei pilastri del Polo musicale senese, e mina alle basi il lungo percorso di statizzazione avviato da anni e ormai in procinto di raggiungere il traguardo”.
Lo si legge in una nota del Cda dell’Istituto Franci, il Conservatorio ha deciso di commentare “la notizia della lettera inviata dal Comune di Siena al Ministero dell’Università e della Ricerca con la quale annuncia l’indisponibilità a firmare accordi, convenzioni e tanto meno il percorso di statizzazione, in atto”.
“Il Comune di Siena – prosegue il comunicato del Cda – con questo ennesimo atto si prende in carico tutta la responsabilità di interrompere, con conseguenze gravissime, il percorso di statizzazione dell’Istituto senza il quale la nostra comunità rischia di perdere un’istituzione storica e prestigiosa, fondamentale per la formazione e la crescita culturale della città. Il Franci è un’istituzione che appartiene a tutti e che molti senesi sentono come se fosse loro. Un’istituzione che ogni anno attrae studenti da tutta Italia, grazie al prestigio della sua didattica e al profilo elevatissimo del suo corpo docente. Ne è testimonianza evidente la partecipazione di tre studenti del Franci al concerto tenuto pochi giorni fa dall’Orchestra Nazionale dei Conservatori all’Expo di Dubai”.
“Il nostro Istituto – conclude la nota – ha sempre cercato con rispetto istituzionale la massima collaborazione e il dialogo con il Comune. Le motivazioni incluse nella lettera appaiono pretestuose, e la loro infondatezza fa emergere che le reali motivazioni sono quasi certamente di natura meramente politica. Sono motivazioni che non reggono e non reggeranno mai, rispetto alle gravissime conseguenze che una decisione del genere porterebbe al nostro Istituto e a tutta la comunità”.